In attesa delle novità previdenziali del 2024, che sicuramente verranno introdotte con la legge di Bilancio di quest’anno, torniamo oggi a parlare del DL n°4 del 2019. Se parliamo di pensioni questo decreto è stato forse l’ultimo che ha introdotto importanti cambiamenti nel sistema pensionistico italiano. Si tratta del decreto varato dal primo governo del Premier Giuseppe Conte quando erano Vicepremier sia Matteo Salvini che Luigi di Maio. In pratica era il cosiddetto governo giallo-verde, quello con Movimento 5 Stelle e Lega in maggioranza.

Il decreto n° 4 per le pensioni introdusse la quota 100 e alcune altre novità, tra cui la finestra di tre mesi per le pensioni anticipate ordinarie. E oggi parliamo proprio di questa finestra perché un nostro lettore ci propone un quesito molto interessante da affrontare.

Il quesito del nostro lettore

“Buonasera, mi chiamo Renato e volevo capire una cosa che riguarda la mia futura pensione. Dopo aver letto diversi vostri lavori, non ho trovato ancora una risposta relativa al dubbio che mi è sopraggiunto in queste ultime settimane. Maturo 42 anni e 10 mesi di contributi a dicembre 2023. In pratica potrò andare in pensione timbrando l’ultimo cartellino proprio a dicembre dal momento che completo il requisito contributivo utile alla mia pensione anticipata ordinaria. La decorrenza del trattamento però come mi ha detto il mio patronato è aprile 2024.

Per questo motivo mi hanno detto di fare le cose con calma e di presentarmi dopo le vacanze natalizie. O più o meno entro fine gennaio per la mia domanda di pensione. Oltre che per dare le dimissioni che secondo loro possono essere fatte anche a marzo. Ma centrando i requisiti a dicembre, era mia intenzione di inoltrare le dimissioni e lasciare il lavoro subito, anche se rimarrò senza stipendio per tre mesi. Sbaglio io o è obbligatorio lavorare ulteriori 3 mesi per poter andare in pensione?”

Pensione anticipata ordinaria, cosa fare negli ultimi 3 mesi prima della decorrenza del trattamento

Come detto in premessa è stato il decreto n° 4/2019, cioè quello che ha dato i natali alla quota 100 e al reddito di cittadinanza, a introdurre un meccanismo di finestra di 3 mesi per le pensioni anticipate ordinarie.

In pratica la decorrenza del trattamento delle pensioni anticipate non è più dal primo giorno del mese successivo a quello di maturazione dei requisiti. Per via della finestra, la decorrenza slitta di tre mesi. In altri termini servono tre mesi in più di attesa per andare in pensione e prendere quindi il primo rateo di pensione maturato. La finestra però non significa requisiti di accesso alla pensione.

In pratica non è cambiato il requisito contributivo necessario per le pensioni anticipate ma soltanto la data di ricorrenza della prima mensilità di trattamento. E questo significa che la pensione anticipata ordinaria si centra sempre una volta completati 42 anni 10 mesi di contributi versati (per le donne 41 anni e 10 mesi).

La scelta è del lavoratore e futuro pensionato

Ciò che vogliamo dire e che rappresenta anche la risposta al nostro lettore è che il diritto alla pensione si completa una volta raggiunta la giusta carriera contributiva prevista dalla misura stessa. Che ripetiamo, resta di 42 anni 10 mesi di contributi per gli uomini e di 41 anni di 10 mesi di contributi per le donne. Il diretto interessato è il soggetto che deve scegliere cosa fare in quei tre mesi di attesa per percepire la pensione. La scelta è tutta sua e quindi può tranquillamente optare per dare le dimissioni dal lavoro per pensionamento non appena completati 42 anni e 10 mesi di contributi versati.

Attenzione alle dimissioni perché vanno date con il giusto preavviso

In pratica non deve necessariamente restare in servizio altri tre mesi ma può benissimo rimanere senza stipendio in quei tre mesi aspettando la decorrenza del trattamento.

Le dimissioni, prestando attenzione naturalmente ai termini di preavviso da dare all’azienda, possono essere fatte già a dicembre. Rispettare questi termini, variabili da lavoro a lavoro e in base all’anzianità di servizio è fondamentale per non finire nelle penalizzazioni per mancato preavviso. Restando al lavoro altri tre mesi però, è normale che la sua pensione, anche se di poco, salirebbe di importo. Perché anziché uscire con 42 anni e 10 mesi di contributi, uscirebbe con 43 anni e un mese. Dipende da ciò che intende fare lui. Fermo restando il fatto che la finestra di 3 mesi non può essere considerata un inasprimento dei requisiti. La pensione anticipata non si centra con 43 anni e un mese di contributi come qualcuno potrebbe pensare.