Da qualche giorno è diventata virale la notizia che il Governo starebbe pensando, per la riforma delle pensioni, a copiare in parte il meccanismo scandinavo della pensione part time. In pratica, fermi restando tutti i problemi che il Governo ha nel varare nuove misure pensionistiche, continuano a susseguirsi ipotesi e proposte. E questa ha riscosso particolare attenzione nell’opinione pubblica, perché è bastata questa nuova ipotesi per interessare una moltitudine di lavoratori che ci chiedono notizie su questa nuova misura. Che ripetiamo, è solo una idea, perché non c’è niente di ufficiale e niente di certo.

La nuova pensione part time, tra ipotesi e realtà

Il meccanismo di questa nuova ipotesi però è accattivante, tanto è vero che ci sono alcune possibilità davvero interessanti da poter sfruttare semmai dovesse diventare realtà.

“Salve, sono Pietro, lavoratore di fabbrica da 35 anni che a novembre compie 64 anni di età. Età troppo bassa per la pensione e contributi troppo pochi per uscire dal lavoro. Ma ho letto un vostro precedente articolo sulla pensione part time alla svedese. Sono curioso di capire come funziona. Anche perché se è vero che un lavoratore può ridurre l’orario di lavoro della metà e prendere subito la pensione, potevo proporre al mio datore di lavoro di prendere mio figlio, che fa lavori saltuari e spesso mal pagati. Lo faremmo entrare al mio posto a coprire le ore di lavoro mancanti al sottoscritto. Così da formarlo e dotarlo delle giuste competenze. La misura è davvero interessante. Mi spiegate come si può utilizzare?”

Pensione anticipata al padre e dentro il figlio a lavorare al suo posto: la nuova ipotesi di pensione apre a tutto questo?

Ripetiamo, si tratta di una semplice ipotesi e non è una misura già attiva in Italia. Il part time a fine carriera esiste in Svezia invece e permette ad alcuni lavoratori di scegliere, arrivati a 61 anni, di passare a una sorta di pensione a metà con il lavoro.

L’interessato per 4 anni, cioè dai 61 ai 64 anni della pensione di vecchiaia in Svezia, prenderebbe una pensione ridotta della metà rispetto a quella spettante, continuando a lavorare per la metà delle ore di lavoro classiche che svolge quotidianamente. Ecco perché l’hanno già ribattezzata “pensione part time”. Il lavoratore è libero di scegliere come ridurre l’orario di lavoro, fino al massimo del 50% delle ore ordinarie. L’azienda, riuscirebbe anche ad avviare un vero turnover con staffetta generazione, perché per le ore di lavoro in meno del neo pensionato part time, dovrebbe assumere un nuovo addetto.

In Italia a 64 anni con il part time?

Il vantaggio di una misura del genere in Italia potrebbe scattare a 64 anni, riuscendo a far uscire prima i lavoratori ma consentendo loro un graduale allontanamento dal lavoro. Niente cessazione dell’attività lavorativa quindi, ma solo una riduzione di orario di lavoro. Con la pensione che va a coprire la parte di stipendio mancante per il passaggio al part time. Se questa misura divenisse realtà, ciò che dice il nostro lettore potrebbe essere una valida soluzione per il suo futuro pensionamento. Poi, per la questione del figlio, dipende dal datore di lavoro. Certo che una misura del genere riuscirebbe a risolvere due diversi problemi.

Alleggerire il carico di lavoro di un soggetto con già 64 anni di età ma impossibilitato ad andare in pensione, dandogli una mezza quiescenza di vecchiaia e riducendogli il lavoro da effettuare. Ma anche permettere all’azienda di far entrare nuovi lavoratori in sostituzione dei vecchi, dotandoli delle giuste competenze passo dopo passo.