Sono queste le frasi che più si leggono su siti e giornali. Un autentico allarme che sta mettendo in agitazione la platea dei lavoratori interessati alle uscite nei prossimi mesi e anni. Ma cosa c’è di vero su questo inasprimento dei requisiti, con pensionamenti anticipati sempre più difficili? Diversi lettori ci chiedono spiegazioni.

C’è chi è preoccupato dall’inasprimento dei requisiti, con conseguente allontanamento delle pensioni, e chi invece teme regole di calcolo sempre più penalizzanti che renderanno gli assegni più bassi.

Entrambe queste preoccupazioni non sono infondate, ma è altrettanto vero che si tratta di novità che devono essere meglio approfondite per evitare di generare solo un sentimento di scoramento.

“Buonasera, mi chiamo Paolo e sono un lavoratore in procinto di completare la contribuzione utile alle pensioni anticipate nel 2025. Infatti completerò i 42,10 anni di contributi a maggio e forse ad agosto potrò finalmente lasciare il lavoro dopo la finestra. Sento dire però che è probabile che le pensioni anticipate diventeranno contributive. Se questa cosa è vera, e chiedo a voi conferma, la trovo un’ingiustizia bella e buona. A questo punto, se vogliono fare una rivoluzione di questo tipo, devono darci la possibilità di uscire con meno anni di contributi entro la fine di quest’anno. Per questione di giustizia. Ho 20 anni di contributi versati in epoca retributiva quindi, dai miei calcoli, perdo molto di pensione.”

Pensione anticipata, tutto cambia: ecco come si andrà in pensione nel 2025

Il quesito del lettore è molto interessante e riflette le preoccupazioni di molti riguardo la riforma delle pensioni, sempre più orientata verso il sistema contributivo. Altri quesiti simili sono molto diffusi. Come dicevamo, ci sono anche contribuenti che temono di perdere la possibilità di andare in pensione, vista la crescente discussione sulle pensioni anticipare un rischio.

A dire il vero, al momento si parla solo di indiscrezioni e di semplici ipotesi.

Non c’è nulla di certo ancora, altrimenti staremmo già parlando di una riforma delle pensioni imminente. E probabilmente, se le preoccupazioni dei contribuenti fossero fondate, le piazze sarebbero già piene di proteste. Ma come sempre in questi casi, la realtà sta nel mezzo.

Infatti, è vero che si parla con insistenza di un contributo sempre più marcato, così come di pensioni anticipare sempre più difficili da ottenere nei prossimi anni. Si discute anche di misure di pensionamento anticipato che potrebbero sparire nel 2025.

Il calcolo contributivo della prestazione: ecco come funziona per le pensioni anticipate

Partiamo dal calcolo della pensione secondo le regole del sistema contributivo. Questo sistema è nato con la riforma Dini. Dal 1996, le pensioni iniziate hanno ad essere calcolate in base all’ammontare dei contributi versati e non più sulle ultime retribuzioni. Inizialmente, la novità ha avuto un impatto limitato su chi è andato in pensione negli anni immediatamente successivi alla riforma Dini.

Adesso, però, l’impatto è diventato spesso pesante in termini di importanza dei trattamenti pensionistici. Ecco perché chi ha maturato una carriera lunga oltre 18 anni già al 31 dicembre 1995 teme questo ricalcolo, che di fatto taglia anche del 35% le pensioni. Il governo ha dimostrato di guardare al contributo con favore. La prova è nella nuova veste della quota 103 nel 2024, una misura che nel 2023 era mista e che ora è diventata contributiva come l’opzione donna.

Questo da molti è ritenuto un indizio sul fatto che qualsiasi nuova misura di pensione anticipata da varare nell’ipotetica nuova riforma delle pensioni dovrebbe partire dal calcolo esclusivamente contributivo della prestazione. Ma parliamo di nuove misure e non delle vecchie, soprattutto non delle misure ordinarie, che secondo noi sono tutelate da cambi di questo genere.

Ecco come funzioneranno le nuove misure di pensionamento

Quindi, il dubbio del nostro lettore, pur se lecito, non deve essere considerato come un allarme vero e proprio, almeno per il momento.

Diverso è il caso delle misure di pensionamento attualmente fruibili dai lavoratori e che dal 2025 potrebbero sparire. Proprio la quota 103, pur se contributiva, non è certa di essere ripristinata oltre la sua ordinaria scadenza del 31 dicembre prossimo.

Lo stesso ragionamento vale per le pensioni con l’Ape sociale, anch’essa una misura che ha nel 31 dicembre 2024 la sua dead line. Non è detto che venga confermata Opzione Donna, perché anche in questo caso parliamo di una misura a scadenza nel 2024. Appare molto più realistico pensare a queste mancate proroghe piuttosto che a cambi di regole di calcolo delle prestazioni a livello generale.

Magari, come sembra, al posto di queste misure oggi in funzione, ne nasceranno altre. Come pare, al posto di quota 103 nascerà quota 104. Saranno le nuove misure ad avere il calcolo contributivo obbligatorio, non certo le vecchie. Ecco perché al momento è inutile allarmarsi. Per quanto riguarda le pensioni anticipate, almeno quelle ordinarie, nuove regole restrittive non sono una certezza.

Quindi, probabilmente anche l’anno prossimo continueranno ad essere necessari i 42,10 anni di contributi per gli uomini ei 41,10 per le donne, con le medesime regole di calcolo di chi va in pensione quest’anno.