La riforma pensioni 2024 è ancora avvolta nell’incertezza. Questione di soldi che mancano e di necessità a tagliare ulteriormente la spesa pubblica per le uscite anticipate. Difficile, allo stato attuale, che qualcosa di importante sia attuato con la manovra finanziaria di fine anno, se non qualche ritocco dell’ultima ora. Giusto per non dire che non è stato fatto nulla.

Secondo quanto affermato finora dal governo e dal ministro del Lavoro Elvira Calderone, particolare attenzione sarà sicuramente riservata ai lavoratori in difficoltà e alle donne.

In questo contesto potrebbe trovare spazio l’allargamento della platea dei beneficiari di Ape Sociale con estensione della lista dei lavori gravosi. Ma anche una revisione del meccanismo di pensionamento delle donne, oggetto di forti polemiche dopo la riforma 2022 di Opzione Donna.

Opzione Donna e Ape Sociale similitudini e differenze

In questo senso, il pensionamento anticipato previsto da Opzione Donna è stato ridotto all’osso con l’introduzione di forti restrizioni rispetto al passato. Dal 1 gennaio 2023, infatti, le lavoratrici dipendenti e autonome possono andare in pensione prima solo se rientrano in determinate condizioni sociali. Cioè essere caregiver, invalide o licenziate. Il che ha ristretto notevolmente il numero di uscite anticipate dal lavoro rispetto al passato.

Caratteristiche che avvicinano il meccanismo di uscita anticipata a quello previsto anche da Ape Sociale, anticipo pensionistico riservato appunto alle stesse categoria di lavoratrici, oltre che ai gravosi. Ma in cosa differiscono le due prestazioni?

Innanzitutto nei requisiti anagrafici. Per Opzione Donna servono almeno 60 anni di età (con riduzione fino a 58 in presenza di figli), mentre per Ape Sociale occorrono 63 anni compiuti. Per quanto concerne i contributi, servono almeno 35 anni con Opzione Donna, mentre ne bastano 30 per Ape Sociale (con riduzione fino a 28 in presenza di figli). Differenza di non poco conto.

La pensione anticipata delle lavoratrici nel 2024

Ciò nonostante, sono in molti a credere che Opzione Donna sia divenuta un doppione di Ape Sociale.

Il governo potrebbe quindi proporne l’abolizione con la legge di bilancio, o meglio, il mancato rinnovo a fine anno dato che la misura è temporanea. Anche perché, come asserito dal Ministero dell’Economia, la deroga è diventata troppo costosa.

Come potrebbero quindi cambiare Ape Sociale e Opzione Donna nel 2024? Per le lavoratrici potrebbe restare, in via residuale, solo la possibilità di andare in pensione anticipata con Ape Sociale. Tre anni più tardi rispetto ad Opzione Donna, ma con meno contributi da far valere, dato che ne bastano solo 30.

Il vantaggio per le donne sarebbe quello di poter ottenere una prestazione anticipata calcolata con il sistema retributivo e contributivo. Mentre per Opzione Donna il calcolo della pensione avviene esclusivamente con il metodo contributivo, più penalizzante. Inoltre la pensione sarebbe liquidata subito e non a distanza di 12 mesi (18 per le autonome) dalla maturazione dei requisiti.

Fra i punti a favore dello Stato e a sfavore delle donne ci sarebbe, invece, il fatto che in pensione non si andrebbe prima dei 63 anni. Ma anche che l’anticipo pensionistico è limitato a 1.500 euro al mese e non è rivalutabile fino a 67 anni di età. Infine, la pensione non è cumulabile con altri redditi da lavoro, se non in misura limitata.

Riassumendo…

  • Per la riforma pensioni 2024 il governo potrebbe rivedere Opzione Donna e Ape Sociale.
  • Opzione Donna potrebbe non essere rinnovata a fine 2023.
  • Per le lavoratrici resterebbe solo la possibilità di Ape Sociale, ma con requisiti diversi.
  • L’età di uscita anticipata salirebbe a 63 anni dai 60 previsti per Opzione Donna.