In Italia l’assistenza di familiari alle persone anziane è diventato un lavoro a tutti gli effetti. La legge riconosce a queste persone il diritto ad andare in pensione anticipata rispetto alle normali regole previste dal nostro ordinamento. Le vie principali riconosciute sono due: Opzione Donna (per le sole lavoratrici) e Ape Sociale.

Opzione Donna prevede la possibilità di andare in pensione al compimento di 60 anni di età avendo maturato almeno 35 anni di anzianità contributiva. Per Ape Sociale, invece, occorrono 63 anni di età, ma ne bastano 30 come anzianità contributiva.

Le due prestazioni differiscono anche i tempi di attesa della pensione (finestra) e il calcolo della rendita. Per chi non raggiunge questi limiti contributivi, tuttavia, esiste anche una terza via.

Caregiver in pensione col fondo casalinghe

Questa terza possibilità non propriamente riservata alle caregiver, è legata alla prestazione erogata dal fondo casalinghe istituito nel 1997 e gestito dall’Inps. La pensione è riconosciuta a tutti coloro che risultano iscritti alla relativa gestione da almeno 5 anni. L’adesione al fondo è gratuita. Ed è rivolta ai lavoratori di entrambi i sessi che non risultano occupati in altre attività e non siano già in pensione.

L’iscrizione al fondo implica che siano svolte faccende domestiche di ogni tipo. Quindi vi rientra anche l’attività di caregiver, ossia l’assistenza in via continuativa a familiari e persone care. L’attività può essere svolta a tempo pieno o parziale, non è vi sono obblighi in tal senso, se non quelli dei versamenti dei contributi per ottenere una piccola rendita al momento opportuno.

Il beneficio al termine dei versamenti si concretizza essenzialmente con l’erogazione della pensione di vecchiaia per casalinghe. Può essere richiesta a partire dai 57 anni di età avendo versato almeno 5 anni di contributi, anche non continuativi.

Quando e quanto si prende di pensione come caregiver

Oltre ai requisiti di cui sopra, bisogna poi rispettare un altro limite che è quello legato all’importo minimo della pensione.

La rendita, infatti, non deve risultare inferiore a quella dell’importo dell’assegno sociale (503,27 euro al mese per il 2023) maggiorato del 20%. Quindi, 604 euro al mese per avere la pensione a 67 anni di età.

Detto limite sparisce tuttavia al compimento dei 65 anni. Per cui si potrà richiedere la rendita con qualsiasi montante contributivo accumulato. Resta fermo il vincolo dei 5 anni di contributi per andare in pensione. L’assegno mensile, sia a 57 anni che a 65 anni, è liquidato con il sistema di calcolo contributivo.

Quanto versare all’Inps

I versamenti dei contributi, una volta perfezionata l’iscrizione al fondo casalinghe Inps, avviene mensilmente. La cifra è libera e non dipende dalla retribuzione percepita. Come detto, infatti, l’iscrizione è subordinata al mancato svolgimento di attività lavorativa diversa da quella che propriamente avviene quotidianamente fra le mura domestiche.

Vi è comunque un importo minimo pari a 25,82 euro al mese da rispettare per avere diritto a un mese di pensione corrispondente. Pertanto, più si versa e più mesi di pensione si otterranno al momento opportuno. Chi, ad esempio, versa 25,82 euro al mese otterrà 1 mese di pensione, chi ne verserà il doppio due mesi e così via.

Per quanto riguarda l’ammontare dell’assegno, il calcolo è abbastanza semplice: si prende il montante contributivo e si applica il coefficiente di rivalutazione corrispondente all’età anagrafica dell’assicurato.

Riassumendo…

  • I caregiver vanno in pensione anticipata con Opzione Donna e Apes Sociale.
  • In alternativa si può sfruttare il fondo casalinghe gestito dall’Inps.
  • La pensione è concessa dopo soli 5 anni di contributi.
  • Si può ottenere la rendita a 57 anni di età o a 65.