Posso andare in pensione prima dei 67 anni se ho solo 25 anni di contributi? La domanda è comune a quanti hanno una carriera di questo genere, perché alla luce della attuale normativa in vigore, le alternative alla pensione di vecchiaia ordinaria ci sono, ma sono solo per chi ha carriere lavorative più lunghe e di molto. Ma non mancano alcune misure che possono tornare utili anche a chi, come il nostro lettore, vuole andare in pensione ma ha solo 25 anni di contributi.

“Buonasera, ho appena completato i miei primi 65 anni di età. La pensione è ciò che mi interesserebbe, ma mi trovo con 25 anni di contributi che insieme ai miei 65 anni, non sono la combinazione giusta per la pensione di vecchiaia di oggi. Mi dite se esiste qualche misura che può tornarmi utile per andare lo stesso in pensione?”

Tutte le misure alternative alle pensioni ordinarie

Il quadro delle misure pensionistiche italiane per accelerare l’uscita è abbastanza complesso perché ce ne sono davvero tante da poter utilizzare per andare in pensione. In estrema sintesi e senza addentrarci nei vari requisiti specifici che ogni misura ha, ecco cosa offre il sistema. Cosicché, anche il nostro lettore possa trovare la risposta al suo quesito.

Due sono le misure considerate ordinarie dal sistema. Parliamo della pensione anticipata ordinaria e della pensione di vecchiaia ordinaria. La prima di completa con 42 anni e 10 mesi di contributi versati (41,10 per le donne) e senza limiti di età. La seconda invece con 67 anni di età ed almeno 20 anni di contributi versati.

Poi c’è l’Ape sociale, per la quale servono 63 anni di età e 30, 32 o 36 anni di contribuzione in base alle ormai famose 4 categorie che sono disoccupati, invalidi, caregiver o lavori gravosi. Stesse categorie della quota 41 per i precoci che hanno un anno di versamenti primi dei 19 anni di età. Bastano 41 anni di contributi versati senza limiti anagrafici per la quota 41 precoci.

Per le donne bastano da 58 a 60 anni e 35 anni di contributi per andare in pensione con opzione donna. Ma solo per poche categorie e con requisiti variabili in base ai figli avuti. In questo caso parliamo di disoccupate, caregiver, invalide o dipendenti di aziende con procedure di risoluzione delle crisi aziendali.

Anticipata a 64 anni? Ecco quando

Perfino la tanto discussa quota 103 ha i 62 anni di età minima da raggiungere. E la necessità di arrivare a 41 anni di contributi per poter accedere al canale anticipato di pensionamento. A conferma di quanto dicevamo in premessa, e cioè che la maggior parte delle prestazioni diverse dalle due ordinarie prevedono carriere lavorative e contributive lunghe. E con 25 anni cosa offre il sistema prima dei 67 anni di età? Sostanzialmente una sola misura permette un anticipo con 20 anni di contributi per chi non ha invalidità a carico.

Parliamo della pensione anticipata contributiva. La misura offre un pensionamento con solo 20 anni di contributi, ma a partire dai 64 anni di età. Serve però raggiungere una pensione alla data di decorrenza, che per importo non deve essere inferiore a 1.5 volte l’assegno sociale vigente. Significa una pensione di circa 750 euro al mese nel 2023 (l’assegno sociale è pari a 503,27 euro al mese).

Nel sistema contributivo la pensione è calcolata in base all’ammontare dei contributi versati. E dal momento che la misura è destinata a chi non ha contributi versati prima del 1996, servono contributi di importo rilevanti o una carriera più lunga dei promessi 20 anni come soglia minima per l’accesso alla misura. Il nostro lettore con 25 anni di versamenti potrebbe avere più chance di chi ne ha solo 20. Perché ogni mese di lavoro il dipendente destina alla pensione il 33% (aliquota contributiva vigente nel FPLD, Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti INPS).

Anche a 61 anni gli uomini in pensione con 20 anni di contributi, ma con invalidità pensionabile

Unica alternativa per carriere così corte come quella del nostro lettore, è la pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile.

Si può uscire a 56 anni o a 61 anni, rispettivamente per uomini e donne, salvo attendere 12 mesi di finestra per la decorrenza del trattamento. Ma serve anche l’80% di disabilità, certificata dai medici INPS e non dalle ASL. Serve l’invalidità specifica al lavoro e alle mansioni svolte dal diretto interessato durante la sua carriera lavorativa.