La pensione anticipata con il regime contributivo sperimentale per le lavoratrici è valido anche nel 2024. Parliamo di Opzione Donna naturalmente, una misura che molte lavoratrici volevano strutturale proprio per la bontà che la stessa misura ha dal punto di vista dell’età di uscita dal mondo del lavoro.

La misura non è diventata ancora fissa nel sistema E si va avanti, scadenza dopo scadenza e proroga dopo proroga, sempre con novità e correttivi che nel tempo hanno reso lo strumento pensionistico valido per sempre meno lavoratrici.

Perdendo tra l’altro anche qualche anno come vantaggio in termini di uscita dal mondo del lavoro.

Oggi rispondiamo al quesito di una nostra lettrice, che proprio alla luce della novità introdotte dalle ultime due leggi di Bilancio rischia di essere esclusa dalla misura.

“Buonasera, sono una lavoratrice che nel 2024 completa 35 anni di contributi versati. Ho appena compiuto 62 anni di età. Ma è vero che Opzione Donna non mi spetta più perché mi dovrebbe licenziare il mio datore di lavoro per consentirmi di accedere alla pensione? Lui non ne vuole sapere di farmi questo favore. Non è che se mi dimetto, posso comunque andare in pensione? O esiste un modo per sfruttare l’Opzione Donna di prima, magari con la cristallizzazione del diritto di cui voi avete trattato in precedenti articoli? Grazie anticipatamente per la vostra risposta.”

Pensione con Opzione Donna nel 2024, come capire se si ha diritto alla misura

La nostra lettrice, che per età rientrava in Opzione Donna già anni fa, aveva delle carenze contributive che non gli hanno permesso di accedere allo scivolo in tempo utile per sfruttare i vantaggi di prima. Infatti, completando nel 2024 i 35 anni di contributi, non solo non rientrava nell’Opzione Donna in passato. Ma non potrà sfruttare la cristallizzazione del diritto alla pensione che lei stessa cita.

Infatti questo strumento consente a chi ha maturato il diritto a un trattamento pensionistico quando una misura era in vigore, non lo perde se la stessa misura negli anni a venire, viene cambiata.

E non perde il diritto nemmeno se la misura in seguito viene cessata. Lei però non vantava i 35 anni di contributi e quindi non aveva ancora maturato il diritto al trattamento. E alla luce delle novità introdotte nel 2023 e proseguite nel 2024, non avrà diritto alla misura in nessun caso.

Limiti di platea e requisiti peggiorati, ecco che fine ha fatto Opzione Donna

La nuova Opzione Donna 2024 è a categorie limitate. Non esiste più Opzione Donna che consentiva il pensionamento con 58 anni di età alle dipendenti e 59 anni di età alle autonome. Questi requisiti anagrafici e queste platee generalizzate di lavoratrici, sono state in vigore per Opzione Donna fino al 2022. Solo chi entro il 31 gennaio 2021 ha raggiunto quelle età e 35 anni di contributi, può sfruttare ancora oggi la misura come era un tempo. Invece oggi la misura è destinata a:

  • licenziate o dipendenti in aziende con tavoli di crisi aperti presso il Ministero del Made in Italy, che una volta era il MISE (grandi aziende di interesse nazionale);
  • lavoratrici con disabilità pari almeno al 74%;
  • lavoratrici che assistono, da almeno 6 mesi, persone disabili con cui convivono e con handicap in situazione di gravità ex legge 104/1992.

La misura è ben lontana dal diventare strutturale

I requisiti nel frattempo sono cambiati, perlomeno come età di uscita. Infatti si esce dal lavoro con 61 anni di età nel 2024 (nel 2023 era a 60 anni l’uscita). Solo per licenziate o dipendenti di aziende in crisi l’uscita è a 59 anni come per invalide e caregiver a condizione che abbiano avuto almeno 2 figli nella loro vita. Con un solo figlio invece, uscita di invalide e caregiver a 60 anni.

Ricapitolando, Opzione Donna oggi diventa fruibile solo per poche lavoratrici, e come la nostra lettrice, sono davvero molte quelle che ormai sono escluse dalla misura.

In pratica l’esatto opposto di ciò che dicevamo in premessa riguardo alla richiesta di molte lavoratrici di rendere strutturale la misura. Opzione Donna al posto di diventare definitiva nel sistema, continua a riguardare una sempre meno nutrita platea di lavoratrici.