La principale misura pensionistica italiana è senza dubbio la pensione di vecchiaia ordinaria. Infatti questa misura non ha distinzioni di platee, di tipologia di lavoro e nemmeno di genere. Uomini e donne, a prescindere dal lavoro svolto, possono andare in pensione con questa misura una volta che raggiungono i 67 anni di età e i 20 anni di contributi versati. Ma una novità del Governo cambia le carte in tavola per determinati lavoratori. Perché per chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, viene meno un vincolo che per molti anni ha messo a rischio la loro quiescenza.

“Buonasera, sono Piera una lavoratrice che nel 2024 avrà 67 anni di età. Ho raggiunto 20 anni di contributi previdenziali versati e quindi vorrei vedere se posso andare in pensione. Hanno eliminato il vincolo della pensione fino a 1,5 volte il minimo? Ve lo chiedo perché ho iniziato a lavorare nel 2000 e lo stipendio che ho preso è stato sempre basso e quindi immagino di non arrivare a una pensione così alta di importo. Mi date conferma di ciò che dico? Grazie per la vostra risposta, se potete”.

Pensione di vecchiaia 2024, cosa serve dopo le novità del Governo

Per andare in pensione con la quiescenza di vecchiaia nel 2024, basteranno 67 anni di età e 20 anni di contributi versati. Nessuna differenza quindi rispetto ai requisiti del 2023 per quando riguarda la principale misura del sistema previdenziale italiano. Ciò che ci chiede la nostra lettrice però riguarda una delle novità introdotte dal governo con la legge di Bilancio. E forse è l’unica novità positiva per le pensioni.

Infatti il governo ha deciso di eliminare il vincolo aggiuntivo sulle pensioni che riguardava i contributivi puri. Si tratta dei lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi, a prescindere dalla loro tipologia, dopo il 31 dicembre 1995. In effetti la nostra lettrice si trova proprio ad aver iniziato la carriera solo nel 2000, e pertanto rientra tra i cosiddetti contributivi puri.

Quindi rientra tra i soggetti che godranno nel 2024 di questa novità positiva da parte del Governo.

Tutti uguali i lavoratori per l’uscita a 67 anni

Per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1995, la pensione di vecchiaia fino al 31 dicembre 2023 non si percepiva se non si raggiungeva una pensione di importo pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Questo vincolo è stato sempre uno dei più discussi dell’intero sistema pensionistico italiano proprio perché creava una disparità di trattamento tra lavoratori la cui carriera era iniziata prima del 1996 e lavoratori la cui carriera era iniziata dopo. Una disparità di trattamento adesso risolta, grazie all’intervento del Governo, dalla legge di Bilancio.

In pratica viene eliminato il vincolo dell’importo della pensione. La nostra lettrice può stare tranquilla pertanto. Infatti l’articolo n° 26 della bozza della legge di Bilancio sancisce proprio questa variazione. Si chiama “Modifiche alla determinazione del valore della pensione in caso di accesso alla pensione di vecchiaia”, e modifica l’articolo 24 del decreto legge n° 201 del 6 dicembre 2011, che prevedeva il vincolo di 1.5 volte l’assegno sociale per mandare in pensione i contributivi puri a 67 anni di età.