66 anni e 7 mesi: questa dal 2018 l’età minima per la pensione di vecchiaia per uomini e donne indistintamente. Un anno dopo, rispetto ad oggi, un record in Europa. Non è una doccia fredda perché l’aumento dell’età pensionabile anche per le donne era stata già prevista dalla riforma Fornero del 2011. Tuttavia ora che è il momento di fare i conti con questi scatti si prova a trovare soluzioni per ammorbidire i requisiti pensionistici senza incidere troppo sulla copertura economica.

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Sicuramente la novità più rilevante riguarda l’Ape Social per l’uscita anticipata a costo zero.

La misura però non riguarda tutti perché i requisiti sono stringenti per far fronte alla copertura economica. Per far sì che possa servire anche a compensare le disparità di genere nei versamenti dei contributivi, si studia una forma di Ape Rosa.

Pensione donne: valore al lavoro in casa o per la famiglia

Altre strade puntano a riconoscere il tempo dedicato alla cura della famiglia in un’ottica contributiva. Ovviamente se si intraprendesse questa strada bisognerebbe inserire dei paletti per evitare calcoli opportunistici: avere un figlio di per sé non basta bisogna che il bambino o il genitore anziano abbiano ad esempio riconosciuta un’invalidità totale.

Per il momento sono solo proposte. Per l’altro nodo da sciogliere, quello dei contributi dei giovani lavoratori, sembra invece ormai definito il pacchetto della pensione di base da 660 euro per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995.