Chi si affida alla pensione integrativa necessariamente sottoscrive un contratto di adesione con un fondo pensionistico. Che sia chiuso o aperto poco importa ai fini del funzionamento che è regolamentato dalla legge, sia per quanto riguarda le possibilità di riscatto parziale o totale, sia per quanto concerne la tassazione che è applicata sul capitale maturato al termine del piano di accumulo.

Ciò premesso, è bene che il lavoratore sappia anche che le somme versate nei fondi pensione sono soggette a costi e commissioni stabiliti dai gestori.

Nessun fondo pensione lavorerà gratuitamente per farvi ottenere una rendita integrativa al termine del piano previdenziale. E in questo senso è difficile sapere esattamente quanto si paga perché la gestione del denaro è alquanto torbida. Fra commissioni e costi di gestione non è mai possibile sapere esattamente a priori quanto viene prelevato dal capitale investito.

Il riscatto del fondo pensione

Il riscatto del fondo pensione non è altro che un’operazione di prelevamento delle somme versate e maturate presso il gestore. Tale riscatto non è libero, ma soggetto a determinate condizioni. Esistono due tipologie di riscatto: totale e parziale. Nel primo caso è possibile effettualo nei seguenti casi:

  • maturazione dei requisiti per andare in pensione e cessazione attività;
  • decesso del titolare del piano di accumulo;
  • cessazione del lavoro e inoccupazione per più di 48 mesi;
  • invalidità permanente;
  • licenziamento, cambio di lavoro o perdita di altri requisiti necessari alla partecipazione al fondo.

Il riscatto parziale è, invece, accolto nella misura del 50% del capitale nel caso di licenziamento, cassa integrazione, mobilità o incentivo all’esodo. In caso di licenziamento o perdita di lavoro a meno di 10 anni dai requisiti pensionistici si può chiedere un riscatto totale o parziale del fondo pensione sotto forma di rendita mensile, fino al momento in cui si avrà diritto alla pensione.

In tutti i casi la procedura non è automatica ma deve essere attivata dall’avente diritto o dagli eredi in caso di decesso.

Per quanto riguarda le tempistiche, bisogna ricordare che i tempi non sono brevi. Che si tratti di soluzione parziale o totale, la richiesta di riscatto del fondo pensione deve essere conclusa dalla società entro massimo 6 mesi dalla richiesta del sottoscrivente.

La tassazione della pensione integrativa

E passiamo alla tassazione. Capitolo sovente spinoso e che pochi considerano se non al momento del riscatto della posizione accumulata nel fondo pensione scelto. Pochi lavoratori conoscono il funzionamento. Ma soprattutto quali sono i vantaggi o gli svantaggi rispetto alle rendite pubbliche gestite dall’Inps.

Andiamo con ordine. Le tasse che si pagano sui fondi pensione e di conseguenza sulla pensione integrativa sono di due tipi. Una sta alla base, cioè ricade sugli accumuli e sui guadagni che il fondo pensione realizza fino al momento del riscatto. Si paga il 12,50% sui realizzi (capital gain) per gli investimenti effettuati in titoli di Stato e il 20% per tutte le altre tipologie di investimento (azioni e obbligazioni).

Vi sono poi le tasse sulla rendita, posto che il lavoratore opti per questa soluzione al termine del piano di accumulo. Cioè sull’assegno periodico che il fondo riconosce al momento della maturazione dei requisiti per la pensione integrativa. L’aliquota è pari al 15% e si riduce dello 0,3% per ogni anno di partecipazione al fondo pensione dopo il 15 esimo. Con uno sconto massimo del 6%. Quindi, se un lavoratore versa contributi per almeno 35 anni beneficerà di una aliquota fiscale del 9%.

Riassumendo…

  • Quando è possibile effettuare il riscatto dai fondi pensione: il riscatto parziale e totale.
  • Quanto si paga al fisco sulla pensione integrativa maturata, le imposte si riducono col tempo.
  • Oltre al capital gain sui guadagni, si paga un’aliquota massima del 15% sui rendimenti ottenuti.