Il prendersi cura è l’essenza dell’infermiere“, afferma Jean Watson. Un concetto che vale anche per i medici. Si tratta, infatti, in entrambi i casi di lavoratori che si prendono cura dei loro pazienti, fornendo loro un valido supporto. Un lavoro indubbiamente importante ed essenziale per il benessere della società.

Lo sa bene il nuovo governo a guida Giorgia Meloni che sembra pronto a rispolverare il bonus Maroni per quanto riguarda l’accesso alla pensione di medici e infermieri. Ecco cosa c’è da aspettarsi.

Medici e infermieri: per la pensione la Meloni rispolvera il bonus Maroni

In attesa della vera e propria riforma delle pensioni che verrà definita nel corso del 2023, il nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni è al lavoro per evitare il ritorno della Legge Fornero. A tal fine il governo starebbe ragionando su un pacchetto di misure da 1,5-2 miliardi, che comprenderebbe il prolungamento di Opzione donna e dell’Ape sociale. Diverse le ipotesi in ballo, con la Lega che spinge per l’introduzione di altre misure.

Tra queste una decontribuzione totale grazie alla quale rendere più alto l’importo dello stipendio. In questo modo si intende spingere i lavoratori in possesso dei requisiti di pensionamento a rimanere al lavoro. Una specie di premio per chi rinvia l’accesso alla pensione, con lo scopo di evitare nuove fughe nel pubblico impiego, soprattutto in quei settori dove si registrano diversi vuoti di personale.

Per questo motivo, a essere interessati dalla decontribuzione dovrebbero essere in particolar modo medici e infermieri. Questo al fine di evitare che la loro presenza nelle strutture ospedaliere si riduca ulteriormente. Un’agevolazione che sembra rispolverare il cosiddetto bonus Maroni. Tale misura potrebbe essere introdotta già con la prossima legge di Bilancio.

Pensioni, verso Quota 102-103 con variante

Sempre la Legge di Bilancio potrebbe introdurre ulteriore provvedimenti per sostituire Quota 102.

Date le poche risorse finanziarie a disposizione, però, il nuovo governo potrebbe essere costretto a salire a Quota 103. In questo caso i lavoratori interessati potrebbero andare in pensione al raggiungimento dei 62 anni di età e 41 anni di contributi.

Non si esclude, inoltre, una variante in base alla quale i lavoratori potrebbero andare in pensione all’età di 63 anni e 40 anni di contributi. Tra le altre, anche l’ipotesi di Quota 102 o 103 con un mix flessibile partendo da un’età minima per accedere alla pensione pari a 61 anni. Al momento, comunque, si tratta solo di ipotesi. Bisogna infatti attendere le prossime mosse del nuovo governo per capire quali saranno le prime modifiche apportate al sistemo pensionistico.