In Italia non esiste una pensione minima, ma una integrazione al trattamento minimo di pensione. Si tratta di un bonus che lo Stato riconosce ai pensionati che non raggiungono un livello minimo vitale di pensione. Cifra che per il 2021 è pari a 515,58 euro al mese.

Non tutti ne hanno diritto, ma solo coloro che rispondono a determinati requisiti reddituali che variano di anno in anno. Sono inoltre esclusi tutti i lavoratori che non possiedono versamenti contributivi prima del 1996, quindi coloro che versano nel sistema contributivo puro.

La rivalutazione della pensione minima

Come ogni anno, tutte le pensioni, quindi anche quelle integrate al minimo, sono rivalutate in base al costo della vita calcolato dall’Istat. Negli ultimi anni, causa la bassa e negativa variazione dei prezzi al consumo, tutti gli assegni hanno subito variazioni significative, quasi impercettibili.

Per il 2022, però, ci si attende una rivalutazione significativa delle pensioni, in gergo detta perequazione. Il forte rimbalzo della crescita economica e dell’inflazione nella seconda metà del 2021 avrà infatti delle ripercussioni anche sulle pensioni che saranno aggiornate verso l’alto. Non tutte, però.

Requisiti, come fare domanda

La pensione minima o integrata al minimo si ottiene a domanda dell’interessato. Quando un lavoratore va in pensione e gli viene liquidato l’assegno, se questo risulta inferiore a 515,58 euro al mese, può richiedere che l’ente pensionistico gli corrisponda la differenza. Scarto che può valere pochi euro, come anche quasi tutto l’importo del trattamento minimo.

Il diritto sorge solo se sono rispettati determinati limiti di reddito annuali. Per il pensionato non coniugato tale limite è pari a 2 volte il trattamento minimo pensionistico. Mentre per il pensionato coniugato, è necessario che il reddito complessivo non superi di 4 volte il trattamento minimo, fermo restando il limite di cui sopra per il beneficiario. I redditi da dichiarare sono tutti quelli assoggettabili a Irpef e a tassazione separata.

Infine, non si ha diritto se non si sono versati contributi prima del 1996. Quindi restano escluse, ad esempio, tutte le pensioni derivanti dalla Gestione Separata.