Probabilmente dopo la pausa estiva in Parlamento si tornerà alla carica con tutte le ipotesi di riforma delle pensioni che dovrebbero portare finalmente al risultato sperato del superamento della riforma Fornero. Al momento, però, lo stato d’animo dei contribuenti e dei lavoratori italiani è di scoramento, poiché anche le ultime indiscrezioni lasciano pensare che, nella migliore delle ipotesi, nasceranno misure probabilmente peggiori di quelle attuali. Di conseguenza, chi ha raggiunto una determinata età sta studiando il modo per lasciare il lavoro subito.

 Partendo dal concetto che esistono già oggi alcune misure che consentono di uscire dal lavoro prima, vediamo come le pensioni per i nati nel 1960 siano assolutamente possibili.

“Buonasera, da tempo leggo con interesse i vostri contenuti sulle pensioni e oggi vorrei che mi proponeste una guida sulle varie possibilità per andare in pensione a 64 anni. Sto per raggiungere questa età e, visto che temo il futuro e cosa succederà alle pensioni, preferirei andare via subito.”

Pensione nati 1960, ecco come sfruttare le regole di oggi e dire addio al lavoro

Per tutti i nati nel 1960, le opzioni per andare in pensione sono varie e differenziate in base ai contributi versati nella loro vita lavorativa. Infatti, ci sono misure che prevedono il limite anagrafico di 64 anni, ma ce ne sono altre che riguardano anche i nati nel 1960, perché l’età di partenza è più bassa o non c’è alcun limite anagrafico.

Diverse misure con diversi requisiti specifici, come è ovvio che sia. Ecco quindi un quadro dettagliato di tutte queste opzioni, che nella loro variabilità risultano spesso molto allettanti.

Chi è nato nel 1960 e va in pensione nel 2024 riesce ad anticipare l’uscita di 3 anni rispetto al requisito ordinario della pensione di vecchiaia a 67 anni di età. La prima misura che analizzeremo è la pensione anticipata per i contributivi. Si tratta di una misura destinata solo a chi ha iniziato a versare dopo il 1995 o chi opta per il Computo nella Gestione Separata e con opzione contributiva.

La pensione anticipata a 64 anni, perché si può

Se vai in pensione a 64 anni di età oggi, e se hai solo 20 anni di contributi, vuol dire che hai sfruttato la pensione anticipata contributiva. Escludendo la vecchiaia con invalidità pensionabile, che si prende già a 61 anni per gli uomini e a 56 anni per le donne, con 20 anni di contributi a 64 anni si esce solo con la pensione anticipata contributiva.

Questa misura si riferisce solo a chi ha il calcolo contributivo come unica via. Sia per questioni oggettive di inizio carriera sia per scelta del diretto interessato. Per uscire dal lavoro con questo strumento di previdenza sociale, servono almeno 64 anni di età, almeno 20 anni di contributi versati e bisogna raggiungere le seguenti soglie di importo della prestazione:

  • Trattamento almeno pari a 3 volte l’assegno sociale per uomini e donne senza figli;
  • Almeno 2,8 volte l’assegno sociale per donne con un solo figlio;
  • Almeno 2,6 volte l’assegno sociale per donne con due o più figli.

In pensione a 64 anni ma con quanti anni di contributi?

A 64 anni di età, il lavoratore ha già superato i 63,5 anni di età minima che nel 2024 valgono l’accesso all’Ape Sociale. In questo caso, però, servono 30 o 36 anni di contributi. La platea dei beneficiari è ben delimitata.

Infatti, la misura riguarda gli addetti ai lavori gravosi (per loro servono 36 anni di versamenti), che nel 2024 sono le 15 attività note e valide anche per la quota 41 precoci.

Inoltre, riguarda i disoccupati che hanno finito di percepire la Naspi, gli invalidi al 74% e i caregiver che convivono da almeno 6 mesi con un familiare disabile grave. A 64 anni di età, chi ha raggiunto i 41 anni di contributi può sfruttare la relativa quota 41.

Le categorie citate per l’Ape Sociale sono le stesse anche per quota 41 precoci. Basta che di questi 41 anni di versamenti, almeno 12 mesi siano antecedenti i 19 anni di età. La misura non prevede limiti anagrafici, quindi i 64 anni di età sono sufficienti.

Pensione nati nel 1960, ecco altre vie di uscita

Lo stesso vale per chi raggiunge i 42,10 anni di versamenti per la pensione di vecchiaia ordinaria. Non ci sono limiti di età, quindi i 64 anni vanno bene. Per le donne basta un anno di contribuzione in meno, con soglia fissata a 41,10 anni di versamenti. La misura non ha limiti di platea ed è aperta a tutti i lavoratori. Sia autonomi che dipendenti, sia del settore privato che del pubblico impiego.

A 64 anni, anche le donne possono sfruttare l’uscita grazie a Opzione Donna. Se i 35 anni di contributi sono stati raggiunti entro la fine del 2021, non ci sono limiti di platea. E tutte le lavoratrici possono sfruttare l’uscita. Invece, se i 35 anni di contributi sono stati completati nel 2022 o nel 2023, tutto cambia. In questo caso, per sfruttare la misura, bisogna essere alternativamente:

  • Invalida;
  • Caregiver;
  • Licenziata o alle prese con aziende con tavoli di risoluzione della crisi in sede ministeriale.

Per i nati nel 1960 scivoli utili nel 2024

Per gli addetti ai lavori usuranti, oppure per gli autisti dei mezzi di trasporto pubblici, i lavoratori notturni e gli addetti alla catena di montaggio, 64 anni di età sono sufficienti per lo scivolo usuranti. La misura prevede un’uscita con 35 anni di contributi versati, almeno 61,7 anni di età e quota 97,6 completata.

Infine, nel 2024, a 64 anni di età, possono uscire quanti rientrano nella quota 103, ovvero quanti nel 2024 completano 41 anni di contributi versati. La misura prevede un’età minima di uscita pari a 62 anni. Come per Opzione Donna, è prevista l’accettazione del calcolo totalmente contributivo della prestazione. Chi ha completato i 41 anni di contributi già nel 2023, però, non è soggetto a questo calcolo contributivo spesso penalizzante.