Tra la pensione o l’assegno sociale, quale futuro per i giovani di oggi? Ecco il salvagente del sistema di garanzia. Perché, tra le tante proposte per la riforma delle pensioni dal 2022, una riguarda proprio i giovani di oggi che saranno i pensionati di domani.

Oltre a trovare delle soluzioni di pensionamento anticipato per chi oggi ha 62-63 anni, infatti, il Governo italiano sta pure pensando alla cosiddetta pensione di garanzia. In pratica, una sorta di integrazione al minimo così come avviene attualmente per gli over 67 che percepiscono la pensione di cittadinanza.

Con la proposta che, tra l’altro, piace anche alle parti sociali, ed in particolare ai sindacati dei lavoratori.

Pensione o assegno sociale per i giovani di oggi? Ecco il salvagente del sistema di garanzia

Ed allora, tra la pensione o l’assegno sociale per i giovani di oggi e pensionati di domani, come funzionerebbe il sopracitato sistema di garanzia? Al riguardo c’è da dire, prima di tutto, che il Governo italiano punta ad introdurre eventualmente questo meccanismo in base al fatto che da qui a 20-30 anni molti giovani di oggi non riusciranno a maturare i requisiti per prendere la pensione.

Non solo in ragione dell’aumento della speranza di vita. Che porterà tutti ad andare in pensione più tardi. Ma anche a causa delle carriere lavorative che sono sempre più discontinue. Quindi, all’insegna della precarietà. Carriere lavorative che di conseguenza, dopo i 60 anni, portano poi ad aver maturato un’anzianità contributiva che è insufficiente. Tra pensione o assegno sociale.

Ecco il salvagente del sistema di garanzia allo studio, vediamo come funziona

Nel dettaglio, tra la pensione e l’assegno sociale, per i pensionati di domani la pensione ad oggi è ottenibile se e solo se i contributi versati sono tali che la prestazione da riconoscere è pari a 1,5 volte l’assegno sociale.

Con la proposta di introduzione della pensione di garanzia giovani, invece, il coefficiente potrebbe essere abbassato a 1,2 volte l’assegno sociale. Inoltre, sarebbe contestualmente introdotta un’integrazione al minimo in modo tale da garantire una pensione non inferiore agli attuali 660 euro al mese.