Buona sera,

quota 100 per me non è ancora arrivata. Eppure mi sto avviando verso i 66 anni di età e 42 anni di contributi. Incredibile, sono quasi a quota 108 eppure sono ancora in ufficio a tribolare per la data di uscita dal lavoro. Con il decreto attuativo n. 4/2019 della riforma pensionistica introdotta con la legge di bilancio 2019 per i pubblici dipendenti si sono inventati l’obbligo di preavviso di sei mesi con uscita dal 01 agosto 2019. Nel mio caso il preavviso è stato dato il 13.02.2019, qualche giorno dopo che il decreto 4/2019 venisse convertito in legge, e pertanto l’assegno pensionistico dovrebbe slittare al 1 settembre 2019. Una volta introdotta quota 100 che senso ha rimanere ancora al lavoro per quasi un altro anno? Le ragioni di poter bandire concorsi da parte delle Amministrazioni pubbliche interessate per il ricambio dei posti di chi va in pensione potrebbero essere anche valide ma non si avrebbe dovuto pensare anche a quelle persone che con quota 100, avendo maturato i diritti, aspettavano per poter uscire un po’ prima dal lavoro? Il paradosso e’ che un dipendente privato con 62 anni e 38 di contributi può uscire ad aprile 2019, un dipendente pubblico con quota fino a 108 deve rimanere ancora fino settembre 2019.

Le scrivo perché, purtroppo, sono in grande difficoltà psicofisica e non riesco a proseguire ancora l’attività lavorativa e stavo pensando, pur avendo dato preavviso all’Amministrazione di 6 mesi, di dare le dimissioni volontarie ad esempio con decorrenza dal mese di maggio 2019.

A mio avviso quanto disposto dal D.L.4/2019 non è un preavviso classico (quello per inderci del CCNL 2006 ) ma di una finestra d’uscita. Penso che avendo già’ abbondantemente maturato il diritto a pensione potrei lasciare l’attività lavorativa con qualche mese di anticipo fermo restando che la decorrenza dell’assegno pensionistico rimarrebbe ovviamente il 01/09/2019 e che nel periodo antecedente a tale data non verrebbe coperto ne da stipendio né da pensione.

In conclusione il quesito è: prima di arrivare alla finestra d’uscita con preavviso di 6 mesi si deve rimanere in attività lavorativa oppure, avendo maturato i diritti di legge è possibile aspettare l’assegno pensionistico quota 100 anche senza lavorare?

Ringrazio per l’attenzione che vorrà dare alla presente e aspettando un cortese riscontro le porgo cordiali saluti.

Pensione quota 100 e periodo di preavviso

Purtroppo anche se quello che lei dice è vero, allo stesso tempo non è applicabile.

Il Decreto Legge numero 4 del 2019 (convertito in legge da poco) stabilisce che i dipendenti pubblici che presentano dimissioni volontarie per accedere alla quota 100, al di là di quanto stabilisce il CCNL di riferimento, debbano presentare dimissioni con 6 mesi di preavviso.

La novità introdotta dal DL 4/2019, quindi, parla per i dipendenti statali soltanto di una finestra di uscita ma di una comunicazione di dimissioni con 6 mesi di preavviso.

Nel decreto, infatti, oltre alla clausola della finestra di uscita trascorsi 6 mesi dalla maturazione dei requisiti, si chiarisce, all’articolo 14, comma 6, lettera a)-c) che “la domanda di collocamento a riposo deve essere presentata all’amministrazione di appartenenza con un preavviso di sei mesi”.

Per rispondere, quindi, alla sua domanda, essendo il preavviso obbligatorio di 6 mesi in base al decreto stesso per accedere alla pensione con la quota 100, si deve rimanere nei 6 mesi in attività lavorativa considerando i 6 mesi stessi come periodo di preavviso anche se ha maturato i requisiti di legge per accedere alla quota 100.

Se hai domande o dubbi, contattami: [email protected]
“Visto il sempre crescente numero di persone che ci scrivono vi chiediamo di avere pazienza per la risposta, risponderemo a tutti.
Non si forniscono risposte in privato.”