Dal 2025, sarà possibile andare in pensione senza alcun vincolo di età, grazie alle pensioni di anzianità, oggi conosciute come pensioni anticipate. Questa opportunità si presenta insieme a novità che stanno tornando prepotentemente alla ribalta nelle ultime settimane. Andare in pensione prima dell’età standard è un vantaggio che molti sperano di realizzare, ma come per tutte le cose, ci sono pro e contro da considerare riguardo alla pensione senza limiti di età dal 2025.

“Sono un contribuente che ha una lunga carriera di contributi alle spalle, avendo superato i 40 anni di contribuzione nonostante abbia solo 58 anni.

Vorrei sapere se potrò andare in pensione prima del previsto, considerando le discussioni recenti su quota 41 per tutti, una categoria nella quale non rientro. Sono curioso di sapere cosa si guadagna uscendo prima dal lavoro e cosa si perde rimandando l’uscita, puntando su una pensione di anzianità con 42,10 anni di contributi.”

Pensione senza limiti di età dal 2025: la guida al calcolo e tutti i pro e i contro

Se il nostro lettore rientrasse nei cosiddetti lavoratori precoci, coloro che hanno diritto alla quota 41 attuale, sarebbe quasi a un passo dalla pensione. La quota 41 attuale permette di andare in pensione senza limiti di età a chi ha versato almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni e appartiene a categorie specifiche come caregiver, disoccupati, invalidi o lavoratori in mansioni gravose.

Questa misura non prevede penalizzazioni sull’assegno per chi esce anticipatamente dal lavoro e viene calcolata con un sistema misto basato sui contributi versati prima del 1996. Chi ha versato almeno 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995 beneficia del calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011 e del contributivo dopo quella data. Le stesse regole si applicano alle pensioni anticipate ordinarie, che permettono l’uscita senza limiti di età con 42,10 anni di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Penalizzazioni dell’assegno e la quota 41 attuale

Nonostante non ci siano penalizzazioni sull’assegno con la quota 41 per i lavoratori precoci, l’uscita anticipata può comportare riduzioni dell’assegno. Chi rimane al lavoro per ulteriori 22 mesi (per gli uomini) o 10 mesi (per le donne) accumula più contributi, aumentando così l’importo della pensione. Inoltre, posticipare l’età di uscita migliora i coefficienti di trasformazione del montante contributivo in pensione. Poiché questi variano in base all’età di uscita e sono più vantaggiosi se l’età è più elevata.

Come le nuove misure potrebbero influenzare i calcoli delle pensioni

Il nostro lettore sta considerando la quota 41 per tutti, una proposta recentemente rilanciata dalla Lega per la riforma delle pensioni. Questa misura eliminerebbe i vincoli attuali di 12 mesi di contributi prima dei 19 anni e le distinzioni di categoria. Sarebbe una misura aperta a tutti i lavoratori. Ma potrebbe nascere con limitazioni significative rispetto alla quota 41 per i precoci, prevedendo solo il calcolo contributivo.

Questo significherebbe che un lavoratore, anche se avrebbe diritto a un calcolo retributivo più favorevole fino al 31 dicembre 2011, dovrà accettare un calcolo contributivo. Generalmente più penalizzante.

Implicazioni dei tagli dovuti al ricalcolo contributivo e impatto effettivo sulla pensione senza limiti di età

Considerando che per la quota opzione donna il taglio dovuto al ricalcolo contributivo supera il 30%, la situazione potrebbe essere ancora più grave con la quota 41. Infatti, chi ha contributi più lunghi in epoca retributiva, come nel caso della quota 41 rispetto all’opzione donna, subirebbe un taglio ancora maggiore. Lo stesso problema che ha reso poco attraente la pensione di quota 103 potrebbe rendere meno vantaggiosa anche la quota 41 per tutti. Dal momento che le penalizzazioni non hanno scadenza, chi riceve una pensione liquidata con il contributivo subirebbe un taglio per tutta la vita.