Dopo gli ultimi ritocchi al sistema previdenziale, apportati con l’ultima Legge di Bilancio, e in attesa di novità dall’ipotetica riforma delle pensioni, sono già intervenuti alcuni cambiamenti significativi. Le “Pensioni 2024”, o meglio, alcune specifiche misure pensionistiche, sono state modificate. Alcuni requisiti per determinate agevolazioni sono stati aggiornati dalla Legge di Bilancio.

Nella maggior parte dei casi, queste modifiche si sono rivelate svantaggiose per i contribuenti Tuttavia, in alcuni casi, sono stati registrati miglioramenti. Analizzeremo le novità introdotte che delineano una nuova visione delle differenze tra i soggetti che hanno iniziato a lavorare prima o dopo il 1996.

Di seguito, alcuni quesiti dei nostri lettori che non hanno ben compreso i cambiamenti avvenuti quest’anno.

I quesiti arrivati in redazione sulle pensioni 2024

“Buongiorno, sono un’ex lavoratrice di un salottificio. Ho versato il primo contributo a febbraio del 2002 e ho cessato l’attività lavorativa a gennaio di quest’anno, completando 20 anni di contributi. Mi chiedo se sia vero che per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, la pensione a 67 anni non sia garantita se l’importo non supera una determinata soglia. Temendo che la mia pensione sarà al minimo, a causa del lavoro part-time, potrei rischiare di andare in pensione solo a 71 anni. È una preoccupazione fondata?”

“Salve, mi chiamo Andrea e sono un contribuente in procinto di compiere 64 anni. Ho versato 24 anni di contributi, tutti nel sistema contributivo. Ho un anno di servizio militare da riscattare, che non ho incluso nell’estratto conto seguendo quanto spiegato nei vostri precedenti articoli. Effettuando il riscatto, infatti, perderei il diritto alla pensione anticipata a 64 anni. E ho dubbi riguardo alla soglia minima della pensione, che credo sia pari a 2,6 volte l’assegno sociale per chi ha più di tre figli. Come posso sapere se posso andare in pensione?”

Pensioni 2024: cosa cambia per chi ha iniziato a lavorare prima o dopo il 1996

Perché si fa continuamente riferimento all’anno 1996 come punto di demarcazione tra due categorie di contribuenti? La ragione risiede nella riforma Dini, considerata altrettanto importante quanto quella di Fornero, entrambe portanti profonde modifiche al sistema pensionistico italiano.

La riforma Fornero è nota per aver inasprito i requisiti per accedere alla pensione, mentre la riforma Dini ha segnato l’avvio del sistema contributivo. Una svolta significativa, dal momento che da allora il calcolo delle pensioni è basato sul montante contributivo e non più sulle ultime retribuzioni percepite durante gli anni finali di carriera.

Pensioni 2024: perché il metodo contributivo è più equo?

Il sistema contributivo è generalmente considerato più equo perché impedisce le pratiche di incremento delle retribuzioni poco ortodosse alla fine della carriera, adottate unicamente per aumentare l’importo della pensione. In questo modo, si evita che i contribuenti ricevano pensioni sproporzionate rispetto ai contributi realmente versati.

Diverse regole di accesso alle pensioni, soprattutto a quelle anticipate

Il sistema contributivo ha scisso i contribuenti in due categorie: i “vecchi iscritti”, che hanno iniziato a versare prima della riforma Dini, e i “nuovi iscritti”, che hanno iniziato dopo. La riforma Fornero ha accentuato questa distinzione, associando diverse regole per l’accesso alla pensione, ulteriormente modificate con l’ultima Legge di Bilancio. Ad esempio, per i vecchi iscritti la pensione di vecchiaia si ottiene a 67 anni di età con 20 anni di contributi, senza ulteriori condizioni. I nuovi iscritti, invece, fino al 2023 dovevano soddisfare ulteriori requisiti economici per accedere alla pensione sempre a 67 anni. Oggi, il requisito è stato alleggerito.

A 71 anni finalmente il trattamento, ma non per tutti

I contribuenti che hanno iniziato a versare dopo il 1995 possono accedere alla pensione a 71 anni con almeno 5 anni di contributi. E indipendentemente dall’importo della pensione. Per i vecchi iscritti questa opzione non è disponibile.

Chi non raggiunge i 20 anni di contributi non può accedere alla pensione.

Ecco alcune particolari misure di vantaggio per i nuovi iscritti

I nuovi iscritti godono di misure vantaggiose, come la pensione anticipata contributiva, disponibile per chi può vantare 20 anni di contributi e desidera ritirarsi a 64 anni, a patto che l’importo della pensione sia adeguato.

Maggiorazioni, integrazioni e bonus contributivi

Le agevolazioni previste per i nuovi iscritti comprendono la possibilità di valorizzare i contributi versati prima dei 18 anni. E agevolazioni per le lavoratrici madri in termini di calcolo della pensione più favorevole, a seconda del numero di figli. Tuttavia, il sistema non prevede maggiorazioni o integrazioni al trattamento minimo per i contribuenti con primo accredito successivo al 31 dicembre 1995. Sottolineando i pro e i contro di questo status.