Nel 2024, 41 anni di contributi versati saranno utili per andare in pensione con diverse misure. Questo è ciò che esce fuori dalla legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei Ministri il 16 ottobre scorso. Serviranno come sempre, gli opportuni chiarimenti da parte dell’Esecutivo e poi dell’INPS per le novità appena introdotte. Ma con 41 anni di contributi ci sono misure che già oggi consentono il pensionamento senza se e senza ma. E chi adesso è preoccupato del fatto che l’età di uscita con questa carriera contributiva è salita a 63 anni, può puntare ad altre misure.

“Buonasera, volevo un chiarimento sulla nuova quota 104. Ho sentito che adesso con 41 anni di contributi serviranno 63 anni di età. io però nel 2024 completo i 41 anni di contributi, ma a maggio compio 62 anni. Fosse stata ancora la quota 103 forse potevo andare in pensione, adesso invece no. Ci sono soluzioni per ovviare a questo aggravamento dei requisiti?”

Pensioni 2024, ecco come evitare i 63 anni per uscire dal lavoro con 41 anni di contributi

La quota 103, se non sono state interpretate male le parole dei rappresentanti del governo, soprattutto del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, non scompare. Dall’interpretazione di ciò che hanno detto, la quota 103 viene solo fortemente penalizzata. Significa che se un lavoratore accetta i tagli di assegno che ancora devono essere quantificati, può ancora andare in pensione una volta raggiunti i 41 anni di contributi ed i 62 anni di età.

Se però aspetta i 63 anni, dovrebbe ottenere un duplice vantaggio. Da un lato prenderà lo stipendio più alto. Perché verrà applicato, a richiesta, il bonus contributivo (c.d. Bonus Maroni, ndr). E dall’altro lato a 63 anni prenderà una pensione senza i tagli che avrebbe subito a 62 anni.

Occhio al calcolo del trattamento, si rischia di perdere molti soldi

Va anche sottolineato che a prescindere da tagli, penalizzazioni ed eventuali bonus sullo stipendio, restare al lavoro un anno in più ha sempre dei vantaggi.

Innanzi tutto un anno di contributi versati in più significa un montante contributivo più alto e una conseguente pensione più alta. Inoltre uscire a 63 anni ha un coefficiente di trasformazione del montante contributivo in pensione più alto. E l’accumulo dei contributi viene tradotto in rendita mensile e quindi in pensione, proprio con questi coefficienti. Che come tutti sanno sono tanto meno favorevoli all’importo della pensione, quanto più giovane è l’età di uscita dal mondo del lavoro. Ecco perché il vantaggio della quota 104 rispetto alla quota 103 è netto ed evidente.

Il canale di uscita agevolato per i precoci, nulla cambia per le pensioni 2024, via senza limiti di età

Ma con 41 anni di contributi nel 2024 resterà in vigore anche la quota 41 per i precoci. E questa via potrebbe essere sfruttata, se ci sono le condizioni, anche dal nostro lettore. Chi a 62 anni di età ha completato tutti i requisiti utili alla quota 41 per i precoci, può evitare di passare dalla quota 103. E i vantaggi in questo caso sono ancora maggiori. Sia la quota 103 che la nuova quota 104 infatti dovrebbero avere le stesse limitazioni.

Prima di tutto l’importo del trattamento pensionistico non può superare 5 volte il valore del trattamento minimo INPS del 2024. Inoltre chi esce dal lavoro con una delle due quote, non potrà svolgere alcuna attività di lavoro dopo la pensione, salvo che il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito annuo. Tutti limiti che la quota 41 per i precoci non ha.

Differenze nette per le pensioni tra quota 41 e quota 103 o quota 104

In altri termini, chi riesce a sfruttare la quota 41 per i precoci, che non prevede limiti di età, a 62 anni non subirà tagli di assegno come invece subirebbe con quota 103.

E non dovrà aspettare i 63 anni per arrivare alla quota 104 e cancellare questi tagli. Inoltre, come già detto, nessun vincolo di cumulo con altri redditi per la pensione con quota 41 rispetto alle altre due misure. E nessun vincolo di importo che, se spettante, può superare anche le 5 volte il trattamento minimo INPS.

Certo, per quanto detto prima, uscire dal lavoro in età più giovane penalizza comunque i lavoratori per via dei coefficienti. Ma a conti fatti il vantaggio di lasciare il lavoro con quota 41 rispetto a quota 103 o 104, è netto.

I requisiti per la quota 41 precoci nelle pensioni 2024

Ancora una volta ci saranno lavoratori che avranno la quota 41 per i precoci come strumento di pensionamento anticipato. Servono almeno 35 anni di contributi effettivi, ma questo vale anche per la quota 103 e la quota 104. Infatti 35 anni di versamenti devono sempre essere scevri dai contributi figurativi derivanti da periodi indennizzati per malattia o disoccupazione. Inoltre serve che almeno un anno di contribuzione il lavoratore l’abbia versato prima dei 19 anni di età.

Questo vincolo può essere superato sia che i 12 mesi necessari di contributi antecedenti i 19 anni, siano continui, che frammentati. Il difetto della misura però è la platea dei potenziali aventi diritto. Che non è generale come invece lo è per la quota 103 o la quota 104.

Ecco i beneficiari 2024 della quota 41 per i lavoratori precoci

Platea ridotta dicevamo, perché bisogna rientrare in una delle 4 categorie a cui la quota 41 fin dal 2017 si applica. Nel dettaglio bisogna essere:

  • Invalidi con almeno il 74% di disabilità certificata dalle commissioni mediche autorizzate;
  • Caregiver che assistono invalidi gravi ma solo se parenti stretti e conviventi da almeno 6 mesi;
  • Disoccupati che da almeno 3 mesi hanno terminato di percepire l’intera Naspi loro spettante;
  • Addetti ai lavori gravosi con attività svolta da almeno 7 degli ultimi 10 anni o da almeno 6 degli ultimi 7 anni.

Per quest’ultima categoria, vietato confondere la platea con quella dell’APE sociale. Infatti i lavori gravosi utili alla quota 41 per i precoci sono 15 e cioè:

  • Conciatori di pelli e pellicce;
  • Conduttori di treni e personale ferroviario viaggiante;
  • Maestre, maestri ed educatori di asili nido e scuole dell’infanzia;
  • Camionisti e conducenti di mezzi pesanti in genere;
  • Lavoratori edili e addetti alle costruzioni;
  • Gruisti e conduttori di macchinari utili alle perforazioni;
  • Braccianti agricoli;
  • Operai dell’industria siderurgica;
  • Lavoratori marittimi;
  • Addetti ai servizi di pulizia;
  • Pescatori;
  • Addetti allo smaltimento e al trattamento dei rifiuti;
  • Addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
  • Facchini;
  • Infermieri ed ostetriche di sale operatorie e sale parto che lavorano in turni.