Lo hanno subito ribattezzato fondo unico pensioni 2024. Ed è la novità più importante che il governo ha deciso di varare nel pacchetto pensioni della manovra di Bilancio. Nasce una misura contenitore di una uscita dal lavoro a 63 anni di età e quindi con 4 anni di anticipo rispetto ai requisiti ordinari delle pensioni di vecchiaia. Un fondo unico che però nasconde delle differenze sostanziali in base alla categoria a cui appartiene il lavoratore che giunge a 63 anni di età. Perché molto cambia in base alle condizioni di lavoro, di salute ma anche in base al genere.

Dunque per le pensioni, tornano le distinzioni tra uomini e donne.

“Buonasera, volevo chiedervi alcune cose che mi sono poco chiare dal punto di vista delle pensioni recentemente introdotte dal governo. Pare che sia nata la quota 104, con la pensione a 63 anni di età e 41 anni di contributi. Ma perché non lo dicono che la misura è solo per gli uomini? Infatti se è vero che le donne possono uscire a 63 anni di età con 35 anni di contributi, a chi converrebbe aspettare i 41 anni di versamenti?”

Pensioni, tornano le distinzioni tra uomini e donne, ecco un controsenso del fondo unico 2024

Il nostro lettore è evidentemente arguto ed ha individuato subito un aspetto controverso del nuovo fondo unico pensioni 2024. Perché effettivamente tornano le distinzioni tra uomini e donne di fronte alle pensioni. Non ci riferiamo al gender gap sugli importo delle pensioni. Nonostante da anni anche l’età pensionabile è stata uniformata tra lavoratori e lavoratrici (tutti a 67 anni di età), oggi si torna a prevedere misure di favore per le lavoratrici. Vantaggi ben più ampi di quell’anno in meno di contribuzione versata che serve invece per accedere alla pensione anticipata ordinaria per le lavoratrici. Infatti la pensione anticipata per gli uomini è fissata a 42 anni e 10 mesi di contributi, per le donne a 41 anni e 10 mesi.

Ma ciò che il governo secondo noi ha in mente con il varo del fondo unico, è un’altra. Infatti è vero che la quota 104 sembra una misura per soli uomini dal momento che per le donne il vincolo dei 41 anni di contributi non c’è essendo fissato a 35 anni. Secondo noi saranno le regole di calcolo a rendere meno favorevole per le donne uscire con la pensione a 63 anni di età e 35 di contributi che prende il posto dell’opzione donna.

Nuove misure, vecchi paletti e vecchi requisiti

In attesa che tutto diventi ufficiale, noi possiamo solo ipotizzare cosa accadrà. Nel 2024 si dovrebbe poter andare in pensione con 63 anni di età e 35 anni di contributi ma solo per le donne. Per gli altri serviranno minimo 36 anni di versamenti se non addirittura 41 anni. Infatti sempre nel fondo unico, di fianco alla misura per le donne c’è quella per gli ex rientranti nell’Ape sociale. In questo caso si esce con 63 anni di età e 36 anni di contributi. Ma solo se invalidi, caregiver, disoccupati e lavori gravosi. E probabilmente con tutte le limitazioni tipiche dell’Ape sociale. Compresi i requisiti aggiuntivi da centrare. perché il disabile deve essere stato riconosciuto invalido almeno al 74%. Il caregiver deve aver cominciato a convivere e ad assistere il disabile da non meno di 6 mesi. Il disoccupato deve aver terminato di prendere tutta la sua Naspi spettante. Ed infine, gli addetti al lavoro gravoso devono aver svolto una delle attività previste da almeno 6 degli ultimi 7 anni o da almeno 7 degli ultimi 10 anni.

Da opzione donna alla pensione a 63 anni, cosa cambia sulle regole di calcolo degli assegni?

Tornando alla questione di genere invece, va sottolineato il fatto che le regole di pensionamento e di calcolo delle pensioni per le lavoratrici dovrebbero restare quelle di opzione donna.

E qui nascerebbe la distinzione che rende la cosiddetta quota 104 fruibile pure per le lavoratrici. Perché la misura a 63 anni con 35 anni di contributi loro destinata, dovrebbe prevedere il ricalcolo contributivo della prestazione. Dovrebbe abbiamo detto, perché nel testo della manovra approvato dal Consiglio dei Ministri il 16 ottobre scorso, manca questa conferma. Il ricalcolo contributivo come tutti sanno penalizza gli assegni. Pertanto una lavoratrice non è detto che accetti di uscire con questa misura perdendo una cospicua parte della sua pensione spettante. Ma è anche vero che una donna con 63 anni di età e 35 anni di contributi, se “rifiuta” la possibilità di lasciare il lavoro perché si sente penalizzata dal calcolo dell’assegno, non ha alternative che attendere i 67 anni di età. Quindi, lavorando altri 4 anni. A meno che non si trovi con più di 35 anni di contributi e quindi più vicina alla pensione anticipata o a quota 104. In definitiva, è vero che sembra che le donne siano avvantaggiate dalle novità in manovra, ma dentro il fondo unico pensioni 2024, le particolarità non mancano.