Come ogni anno i dubbi dei lavoratori sugli scenari futuri della pensione sono elevatissimi. Perché come sempre si parla di nuove misure e di una riforma delle pensioni che i legislatori vorrebbero varare. Il problema di fondo però è uno soltanto. La riforma man mano che passano i giorni, prende una piega che a molti lavoratori causa preoccupazione. Si parla con insistenza di tagli alla spesa pubblica e di limitazioni delle possibilità di pensionamento. Perché qualsiasi nuova misura che si prevede di varare, ha nel calcolo con il sistema contributivo la via tracciata.

Almeno così sembra. E allora ecco che monta la preoccupazione in chi nel 2025 dovrebbe andare in pensione con le regole attuali. C’è chi è praticamente certo di andare in pensione nel 2025 e si preoccupa di eventuali variazioni che potrebbero mettere a rischio il diritto alla pensione o il calcolo del trattamento.

“Buongiorno, sono un vostro lettore assiduo e vi chiedo se sapete qualcosa riguardo alle pensioni di vecchiaia nel 2025. Perché compio 67 anni di età a novembre 2025 ma sento dire che potrebbero allungarsi i requisiti per andare in pensione. Non è che dopo tanta attesa rischio di non poter andare in pensione nel 2025?”

Salve, sono Pietro e sono un lavoratore dipendente che nel 2025 dovrebbe poter andare in pensione. A giugno, se non ho sbagliato i calcoli, chiudo i 43,1 anni di contributi che mi valgono la pensione anticipata. Credo che i requisiti nel 2025 non cambieranno ma sono preoccupato sull’importo della pensione. Non è che si inventano un cambio di regole come leggo in giro e devo subire pure dei tagli di pensione nonostante sono stato già penalizzato dal dover rimanere più a lungo a lavorare rispetto al passato?”

Pensioni 2025, a rischio chi matura i requisiti per la pensione di vecchiaia e quella anticipata?

Di quesiti e domande che più o meno ricalcano gli esempi di sopra la nostra redazione è piena.

Questo è il segnale indelebile dell’agitazione che si respira per via delle tante, troppe voci che si susseguono in materia previdenziale. Voci e indiscrezioni, ma non confermate da nessuno, almeno al momento. Senza considerare poi che chi è preoccupato di un repentino aumento dei requisiti, almeno per le pensioni ordinarie, dovrebbe restare tranquillo. Infatti non c’è nulla oggi che lascia presagire un inasprimento dell’età pensionabile a 67 anni per le pensioni di vecchiaia. E nulla lascia ipotizzare che si possa inasprire il requisito contributivo per le pensioni anticipate. Perché l’aspettativa di vita dovrebbe sortire i suoi effetti solo negli anni futuri. Anzi, gli ultimi dati mettono in luce il fatto che probabilmente anche nel biennio 2027-2028 tutto dovrebbe restare invariato. Anche in questo caso siamo nel campo delle ipotesi. Che nascono dal fatto che l’aspettativa di vita della popolazione non sta crescendo. E come sempre è l’aspettativa di vita a generare un incremento dei requisiti per le pensioni ordinarie.

Nessun cambiamento per le pensioni ordinarie

Diverso il campo per le pensioni anticipate che potremmo definire in deroga alle due misure ordinarie. Perché in questo caso cambia tutto. Ed è per le misure che scadono il 31 dicembre 2024 o per eventuali nuove misure che le preoccupazioni dei lavoratori trovano conferma. Perché le regole di calcolo delle prestazioni dovrebbero mutare passando dal sistema misto al sistema contributivo. Lo hanno già fatto per la quota 103 nel 2024, che nel 2023 era mista e adesso è diventata contributiva. Non è detto che non si vada nella medesima direzione per qualche nuova misura che verrà varata. O che non si estenda questa regola di calcolo, evidentemente meno favorevole al pensionato, anche per qualche altra prestazione. Ma non per vecchiaia o anticipate. Perché difficilmente si cambieranno le regole per le due misure di pensionamento anticipato già nel 2025.

Calcolo contributivo e penalizzazioni per le nuove misure

Per esempio, l’ipotesi quota 41 per tutti resta in piedi solo ed esclusivamente per via del fatto che pare probabile che se semmai venisse varata, la prestazione sarà collegata ad un calcolo contributivo. Quindi, chi matura i requisiti anagrafici e contributivi per le pensioni di vecchiaia o quelli esclusivamente contributivi per le pensioni anticipate, dovrebbe essere salvaguardato da eventuali cambi peggiorativi. Fermo restando che ci sono misure ordinarie che diventeranno più complicate da prendere per via di fisiologiche variazioni delle regole. Basti pensare alla pensione anticipata contributiva che spetta a chi compie 64 anni di età ed ha 20 anni di contributi, di cui il primo versato dopo il 1995. Per questa misura bisogna fare i conti con il fatto che per essere assegnata deve superare di 3 volte il valore dell’assegno sociale valido nell’anno della domanda di pensione. Ed essendo una misura che non prevede maggiorazioni e trattamenti integrativi, non è detto che con 20 anni sia semplice superare le soglie. Perché è pari a 534,41 euro al mese l’importo odierno dell’assegno sociale. Un importo che nel 2025 salirà senza dubbio per via del tasso di inflazione. L’INPS erogherà un assegno sociale più alto nel 2025, e se da un lato è una notizia positiva per chi prende questo trattamento, dall’altro lato è una notizia negativa per chi deve fare i conti con il superamento di questo importo per prendere una pensione anticipata. Va ricordato che per chi ha il primo versamento contributivo successivo al 1995, la pensione di vecchiaia viene concessa solo se di importo quantomeno pari all’assegno sociale. Anche per questi soggetti a 67 anni nel 2025, per quanto detto sull’inflazione, l’uscita rischia di essere più complicata del previsto.