Uno dei provvedimenti più popolari del 2024 sull’argomento pensione e contributi è senza dubbio la cosiddetta Pace Contributiva. Si tratta di una misura reintrodotta dopo la sua sperimentazione triennale avviata con il decreto numero 4 del 2019. Questo strumento può essere utile per i lavoratori che, nel corso della loro vita, hanno avuto periodi di vuoto contributivo e di scopertura totale da qualsiasi tipo di assicurazione previdenziale. Molti ci chiedono spiegazioni su questa misura, che ora andremo ad analizzare.

“Salve, sono un lavoratore dipendente…”

“Salve, sono un lavoratore dipendente a cui mancano esattamente 5 anni di lavoro per completare i 42 anni e 10 mesi di contributi necessari per la pensione anticipata.

Ho 60 anni e ho accumulato 37 anni e 10 mesi di versamenti. Ho sentito parlare della Pace Contributiva per il 2024 e il 2025 e mi chiedevo se pagando i 5 anni da solo o con l’aiuto del mio datore di lavoro, che si è già detto disponibile, potrei, magari con qualche rata, riuscire a raggiungere i 42 anni e 10 mesi di contributi entro il 2025 e andare finalmente in pensione. Secondo voi è una cosa fattibile oppure ho capito male?”

Pensioni con 37 anni e 10 mesi di contributi: 5 anni pagati dal datore di lavoro è possibile?

La Pace Contributiva è stata introdotta nel 2024 con una validità biennale, ovvero per il 2024 e il 2025. Tuttavia, è una misura limitata nella platea di riferimento, poiché non è destinata a tutti i lavoratori. Questa misura consente di coprire, versando il giusto corrispettivo, fino a 5 anni di periodi di vuoto contributivo.

La definizione di vuoto contributivo si riferisce esclusivamente a periodi di completa assenza di qualsiasi tipo di contribuzione, ovvero periodi in cui il contribuente non era assunto, non era iscritto a gestioni con previsione di versamenti e non aveva versato contributi volontari o figurativi. In parole povere, solo i veri “buchi” contributivi possono essere coperti, fino a un massimo di 5 anni.

Pensioni anticipate con il riscatto di 5 anni di contributi

L’onere del riscatto di questi vuoti è a completo carico del contribuente, che deve versare un corrispettivo calcolato in base all’aliquota del 33% per il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD) e in base alle ultime retribuzioni lorde.

Questo corrispettivo può risultare molto oneroso, ma esiste una soluzione di favore per alcuni dipendenti: l’onere può essere a carico del datore di lavoro, anche se solo in parte e fino al raggiungimento dei premi di risultato.

Il datore di lavoro può farsi carico di questo onere perché è una spesa interamente deducibile dal reddito imponibile, quindi scaricabile dalle tasse. Lo stesso vale per il lavoratore che paga da solo l’onere, che può anche essere rateizzato. Tuttavia, non tutti possono sfruttare questa soluzione per completare la carriera contributiva necessaria per andare in pensione.

Non tutti rientrano nella Pace Contributiva

Non tutti possono usufruire di questa misura. Il nostro lettore, ad esempio, è uno degli esclusi. La Pace Contributiva riguarda solo i lavoratori la cui carriera è iniziata in epoca contributiva, ovvero dopo il 31 dicembre 1995. Parliamo dei nuovi iscritti o dei cosiddetti “contributivi puri”, ossia coloro che hanno versato il primo contributo solo dopo il primo gennaio 1996.

Pertanto, per chi cerca di raggiungere i 42 anni e 10 mesi di contributi per la pensione anticipata, questa misura non è utilizzabile. Il nostro lettore, con una carriera già di 37 anni e 10 mesi di versamenti, deve aver iniziato a versare contributi prima del 1996, quindi non può beneficiare della Pace Contributiva. Questa misura può essere utile solo per chi deve accedere alla pensione con modalità diverse dalle anticipate ordinarie.