Nel 2025, salvo rivoluzioni e riforme che attualmente appaiono molto difficili da realizzare, il sistema previdenziale italiano permetterà a molti lavoratori di andare in pensione con 64 anni di età. Anzi, sempre più lavoratori rientrano in questo specifico ambito di pensionamento anticipato. Questo è dovuto alle regole di calcolo ma, soprattutto, all’iscrizione alla previdenza obbligatoria.

Per andare in pensione a 64 anni anche nel 2025, sarà necessario rispettare i requisiti prescritti. E proprio su questi requisiti sorgono i dubbi, poiché la misura è strutturale e si chiama pensione anticipata contributiva.

Tuttavia, già nel 2024 qualcosa è cambiato riguardo a questa misura.

La richiesta di una nostra lettrice

“Buongiorno, mi chiamo Sofia e sono una lavoratrice che nel 2025 compirà 64 anni. Vorrei un vostro parere sulla pensione anticipata contributiva che credo di poter percepire nel 2025. Avendo iniziato a lavorare solo nel 1998, dovrei rientrare in questa misura con esattamente 28 anni di contributi nel 2025. Tuttavia, ho dei dubbi riguardo all’importo minimo della pensione. Secondo i calcoli fatti da un mio amico consulente del lavoro, dovrei prendere una pensione lorda di circa 1.400 euro al mese. Avendo avuto tre figli, potrei avere diritto a questa misura, secondo le regole attuali. Secondo voi, nel 2025 c’è il rischio che vengano modificate?”

Pensioni a 64 anni di età: cosa cambia e perché nel 2025 per i nati nel 1961

Fino al 2023, la pensione anticipata contributiva si otteneva al raggiungimento dei 64 anni di età e con almeno 20 anni di contributi versati. Tuttavia, questo valeva solo per chi era iscritto alla previdenza obbligatoria dopo il 31 dicembre 1995, ossia dopo l’entrata in vigore del sistema contributivo della riforma Dini. Inoltre, la misura prevedeva che l’importo della pensione fosse almeno pari a 2,8 volte l’assegno sociale. Nel 2023, ciò significava dover raggiungere un importo di circa 1.409 euro al mese, poiché l’assegno sociale era di 503,27 euro al mese.

Pensioni anticipate 2023, 2024 e 2025: modifiche e novità

Nel 2024, le regole sono cambiate e il limite è salito a 3 volte l’assegno sociale, con sconti per le donne con figli.

Per le lavoratrici con un solo figlio, il limite è rimasto a 2,8 volte l’assegno sociale, mentre per quelle con più figli è sceso a 2,6 volte. In altre parole, per la maggior parte dei lavoratori, l’importo minimo della pensione è aumentato notevolmente nel 2024. Solo per le donne con più figli la situazione è migliorata.

Nel 2024, i lavoratori generali (maschi o donne senza figli) devono raggiungere 1.603,23 euro di pensione lorda, poiché l’assegno sociale è salito a 534,41 euro al mese. Per le lavoratrici con un solo figlio, il nuovo limite è di 1.469,35 euro al mese, mentre per quelle con più figli è di 1.389,47 euro.

Pertanto, la nostra lettrice, con una pensione lorda di 1.400 euro al mese, dovrebbe rientrare grazie allo sconto per i suoi tre figli. Senza la modifica del governo introdotta nel 2024, probabilmente sarebbe rimasta esclusa.

Restare fuori da una misura così favorevole è facile

La nostra lettrice non può avere la certezza di poter andare in pensione nel 2025. Questa sicurezza manca per due motivi. In primo luogo, non è detto che nel 2025 non ci siano ulteriori novità per la misura, come accaduto nel 2024. La legge di Bilancio di fine anno potrebbe introdurre nuove modifiche.

In secondo luogo, l’importo dell’assegno sociale potrebbe aumentare, poiché viene annualmente adeguato al costo della vita. Se l’assegno sociale aumentasse come nel 2024, la nostra lettrice potrebbe dover raggiungere un importo pensionistico ben superiore ai 1.389 euro mensili attuali.

Per le madri più facile andare in pensione a 64 anni nel 2025

Per chi si trova in una situazione simile a quella della lettrice, c’è un vantaggio: le donne possono sfruttare un ulteriore beneficio legato ai figli avuti. Se il consulente ha calcolato la pensione in base ai 64 anni che la lettrice compirà nel 2025, utilizzando il coefficiente di trasformazione valido per i 64 anni, lei potrebbe avere diritto a una pensione calcolata con il coefficiente di chi ha 66 anni, grazie alla riforma Dini.

Per le donne con tre o più figli, infatti, è possibile utilizzare un coefficiente di due anni migliore rispetto all’età effettiva del pensionamento. Con un solo figlio o con due figli, il coefficiente è migliore di un anno (65 anni anziché 64). Questo calcolo più favorevole può aiutare a raggiungere l’importo soglia richiesto, rendendo possibile il pensionamento anticipato.