Da quando è partita la riforma Fornero chi ha sottoscritto un fondo pensione ha guadagnato fino al 4,6% ogni anno

Alla fine del 2021 gli iscritti ai fondi pensione erano 8,8 milioni per un patrimonio finanziario gestito da 210 miliardi di euro. I rendimenti sono stati più alti rispetto a quelli offerti dal Tfr.
2 anni fa
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Si ingrossano i fondi per la pensione complementare. Alla fine del 2021 hanno accumulato risorse per oltre 210 miliardi pari al 12% del Pil e al 4% delle attività finanziarie delle famiglie.

Tutto merito dei rendimenti e delle prospettive sempre più cupe delle pensioni pubbliche. Cresce anche il numero degli iscritti, nonostante la pandemia ne abbia frenato le adesioni in conseguenza delle ripercussioni negative sull’occupazione.

Il rendimento dei fondi pensione

E’ la stima fatta dal presidente della Covip, Mario Padula, in audizione davanti alla Commissione parlamentare di controllo sull’attività dei fondi pensione.

Secondo Padula la consistenza dell’allocazione dei fondi sarà disponibile tra poche settimane ma non si discosterà molto da quella del 2020.

I soldi degli iscritti ai fondi pensione sono investiti in titoli obbligazionari e statali per oltre il 56%. Nell’arco dell’ultimo decennio che va dal 2012 al 2021, da quando è partita la riforma Fornero alla fine dello scorso anno, il rendimento netto medio annuo composto, al netto dei costi di gestione e dei prelievi fiscali, comunque vantaggiosi e che si possono trasferire, è stato del 4,1% per i fondi negoziali e 4,6% per i fondi aperti.

A confronto il Tfr ha reso mediamente 1,9% per cui chi ha lasciato i soldi in azienda anziché destinarli ai fondo complementari finora ci ha perso in termini di rendimento.

Ai fondi complementari 210 miliardi di euro

Sempre secondo le recenti anticipazioni di Padula, alla fine del 2021 l’offerta di fondi pensione complementare era composta da 349 forme pensionistiche. 33 fondi negoziali, 40 aperti, 72 Piani individuali pensionistici (Pip) “nuovi”, 204 fondi preesistenti”.

Il numero delle forme pensionistiche operanti nel sistema – aggiunge Padula – “è andato progressivamente riducendosi, per effetto di operazioni di concentrazione, soprattutto nel settore dei fondi preesistenti“. Fenomeno, questo, “da considerare con favore, in quanto consente di realizzare miglioramenti di efficienza ed economie di scala, che possono tradursi in riduzioni dei costi e in innalzamento della qualità della gestione e dei servizi offerti agli iscritti“.

Alla fine dello scorso anno il totale degli iscritti alla previdenza complementare ha raggiunto 8,8 milioni di lavoratori. Ma il numero di iscritti ai fondi pensione in Italia a fine anno era di circa 9,7 milioni, comprendendo anche le posizioni doppie o multiple che fanno capo allo stesso iscritto.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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