Grazie a maggiorazioni contributive e sconti di varia natura, i contribuenti italiani possono godere di diversi vantaggi dal punto di vista pensionistico. Infatti, grazie a soluzioni che privilegiano alcune categorie di lavoratori, c’è chi potrà andare in pensione molto prima rispetto al solito. Oggi analizziamo tutti i vantaggi che la normativa in vigore prevede e che spesso vengono sottovalutati o non utilizzati dai contribuenti, i quali rinunciano così a evidenti benefici.

In risposta ai tanti quesiti dei lettori che ci chiedono continuamente soluzioni idonee ad anticipare di qualche anno il pensionamento, ecco un quadro dettagliato di questi vantaggi.

Pensioni anticipate e più alte: ecco i contributi che valgono di più

Il sistema pensionistico prevede diverse misure previdenziali che permettono di andare in pensione in anticipo, soprattutto per categorie come invalidi, disoccupati e lavoratori che svolgono lavori gravosi. Oggi, però, parliamo di agevolazioni che tutti i contribuenti, a determinate condizioni, possono ottenere per raggiungere i requisiti previsti dalle misure previdenziali che consentono di anticipare la quiescenza.

Ad esempio, per gli invalidi ci sono misure di favore che possono consentire di raggiungere più facilmente le soglie contributive o anagrafiche necessarie per andare in pensione in anticipo.

Invalidità, sconto contributivo e pensioni più facili

Chi ha un’invalidità superiore al 74% può godere di una maggiorazione di 2 mesi per ogni anno di contributi versati dopo il riconoscimento della disabilità. In parole povere, chi continua a lavorare dopo il riconoscimento dell’invalidità può far valere 1,2 volte i suoi contributi.

Nello specifico, l’anzianità contributiva del lavoratore è maggiorata di 2 mesi per ogni anno intero di lavoro. E di 1/6 per ogni settimana di lavoro per periodi inferiori alle 52 settimane. Questa maggiorazione, che può arrivare a un massimo di 5 anni di sconto, vale sia per maturare il diritto alla pensione sia per l’importo della prestazione.

Pensione più alta, ma solo se retributiva: ecco perché queste differenze

La pensione del diretto interessato può essere più alta grazie a un maggior valore dato a questi contributi.

Se la pensione del lavoratore è calcolata con il sistema retributivo, però, la maggiorazione è riconosciuta fino al tetto massimo di 40 anni di anzianità contributiva.

Sono questi i lavoratori che possono godere di un trattamento più favorevole come importi. Perché la maggiorazione, come logica vuole, non può contare nel sistema contributivo. Il sistema contributivo, infatti, liquida la pensione in base all’ammontare dei contributi versati, il cui importo, anche se valido 1,2 volte, non cambia.

Precoci e vantaggi sulle pensioni grazie alle maggiorazioni sui contributi

Un’altra maggiorazione riguarda i lavoratori che hanno iniziato a lavorare da minorenni. In questo caso, 12 mesi di contributi versati prima dei 18 anni valgono 1,5 volte. Tuttavia, bisogna essere dei contributivi puri.

Questa maggiorazione riguarda i cosiddetti nuovi iscritti, ovvero lavoratori il cui primo accredito di contributi, a qualsiasi titolo, è successivo al 31 dicembre 1995.

La stessa tipologia di anzianità di iscrizione riguarda le lavoratrici madri. Che possono godere di un abbuono sull’età di uscita per le pensioni anticipate e di vecchiaia fino a 12 mesi.

Le lavoratrici possono lasciare il lavoro a 66 anni per le pensioni di vecchiaia ordinarie e a 63 anni con le pensioni anticipate contributive. Ciò grazie allo sconto sull’età di 4 mesi per ogni figlio avuto, fino a un massimo di 12 mesi.