Le pensioni anticipate sono l’aspirazione massima di qualsiasi lavoratore. Uscire dal lavoro prima e finire finalmente in quiescenza è un desiderio comune. Tuttavia, anche chi riesce a raggiungere questo obiettivo potrebbe non trovarne grande soddisfazione. Gli importi delle prestazioni, ad esempio, possono risultare meno soddisfacenti di quanto si creda. Un nostro lettore, preoccupato da questa possibilità, ci ha chiesto delle delucidazioni.

“Gentile redazione, vorrei un parere dai vostri esperti in materia di pensione anticipata. Ho letto che l’INPS avrebbe prodotto una circolare dove si dice che presto serviranno ancora 8 mesi di attesa per la pensione anticipata, anche se si sono raggiunti i 42 anni e 10 mesi di contributi.

Inoltre, ho letto che ci sarebbero forti tagli di pensione per chi esce prima e che si possono evitare con degli accorgimenti. In parole povere, volevo capire meglio ciò che non spiega bene la circolare n. 78 dell’INPS emanata il 3 luglio 2024.”

Pensioni anticipate: ecco i tagli, chi si salva e perché presto ci vorranno 8 mesi in più di attesa

Ciò che ci chiede il nostro lettore è un’analisi con delucidazioni relative a una nuova circolare che l’INPS ha reso pubblica sul suo portale istituzionale il 3 luglio scorso. La circolare serve a spiegare le novità introdotte dal governo con la Legge 213 del 2023, che l’INPS ha recepito. Nel documento, l’Istituto affronta la questione dei tagli agli assegni per le pensioni anticipate dei lavoratori precoci e le nuove finestre di cui si ipotizza l’introduzione in un futuro prossimo.

Forse ciò che il lettore non ha compreso è che i tagli si riferiscono alle pensioni anticipate di determinati lavoratori, in particolare i dipendenti pubblici degli Enti Locali e della Sanità. A questi soggetti arriva un autentico giro di vite da parte del governo. Chi riesce a lasciare il lavoro prima di aver compiuto i fatidici 67 anni necessari per la pensione di vecchiaia, subirà una riduzione sull’importo della pensione.

Ecco i lavoratori penalizzati dalla legge di Bilancio 2024

Per i lavoratori della Sanità o degli Enti Locali, cioè per il personale iscritto a casse previdenziali quali CPDEL, CPI, CPS e CPUG, con meno di 15 anni di contributi al 31 dicembre 1995, l’articolo 1, commi 157 e 159 della legge di Bilancio 2024 prevede l’utilizzo di nuovi coefficienti di rendimento per la parte di pensione calcolata con il metodo retributivo.

In pratica, con i nuovi coefficienti, i lavoratori subiranno un taglio del 2,5% della retribuzione pensionabile per ogni anno di lavoro fino al 31 dicembre 1995. Questo taglio riguarda solo le pensioni anticipate di questi soggetti iscritti alle già citate casse previdenziali e solo per coloro che maturano la pensione a partire dal primo gennaio 2024. Chi ha maturato il diritto precedentemente è salvaguardato.

Ma ci sono anche dei lavoratori salvaguardati

Si salvano da questi tagli ingenti coloro che hanno raggiunto i 41,10 o 42,10 anni di contributi utili per le pensioni anticipate ordinarie. O i 41 anni della quota 41 precoci, solo se hanno completato questi requisiti entro la fine del 2023. Vengono salvaguardati anche coloro che hanno raggiunto la massima anzianità contributiva prevista dal regolamento del fondo a cui versano. O che sono posti in pensione per limite ordinamentale.

Anche le finestre si allungheranno di molto

Sempre nella stessa circolare emerge un’altra penalizzazione, che riguarda il personale iscritto alle casse previdenziali prima citate. Indipendentemente dal fatto che abbiano più o meno di 15 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Le finestre mobili per la decorrenza del trattamento aumenteranno nei prossimi anni. Se oggi chi ha maturato il diritto alla pensione anticipata deve attendere 3 mesi di finestra, dal 2025 si inizierà a salire. Un mese in più già nel 2025, con una finestra che passa da 3 a 4 mesi. Poi 5 mesi nel 2026, 7 mesi nel 2027 e 9 mesi dal 2028.