Un lavoratore precoce dal punto di vista previdenziale è colui che ha iniziato la sua carriera molto presto. Nel contesto delle pensioni, la definizione di “precoce” si applica in particolare alla cosiddetta “quota 41”. Una forma di pensione anticipata che non prevede limiti di età, ma si estende anche a una maggiorazione contributiva sfruttabile da determinati lavoratori. È importante notare, tuttavia, che i lavoratori precoci ai fini della quota 41 non coincidono necessariamente con quelli ammissibili alla maggiorazione contributiva, poiché l’età che determina lo status di precoce varia.

Queste sottili differenze saranno analizzate nel dettaglio.

“Gentile esperto, sono un lavoratore che a dicembre 2024 completerà 41 anni di contributi versati, ottenendo l’accesso alla quota 41 per i precoci. Ho verificato tutto e sembrerei avere diritto a questa opzione, dato che a dicembre scadranno anche i 3 mesi di finestra dall’ultima Naspi, che termina ad agosto. Ho iniziato a lavorare a 17 anni e non ho mai smesso. Pertanto, la mia domanda è: avendo iniziato a lavorare a 17 anni e avendo accumulato 2 anni pieni di lavoro prima di diventare maggiorenne, ho diritto a 3 anni di contribuzione grazie alla maggiorazione contributiva per i due anni versati da minorenne? In questo caso, la mia pensione sarebbe calcolata su 42 anni di contributi anziché 41?”

Pensioni anticipate per i precoci o contributi che valgono di più: ecco le scelte da fare

Per accedere alla quota 41, un lavoratore deve aver versato almeno 12 mesi di contribuzione, anche non continuativa, prima dei 19 anni. Coloro che rientrano in questa categoria e hanno raggiunto i 41 anni di contributi, di cui 35 effettivi (escludendo periodi figurativi come Naspi o malattia), possono andare in pensione anticipata.

Tra le categorie ammesse troviamo lavoratori gravosi e invalidi almeno al 74%. Inoltre caregiver conviventi e assistenti di familiari disabili per almeno 6 mesi secondo la Legge 104. E disoccupati che hanno esaurito la Naspi da almeno 3 mesi.

Il nostro lettore appartiene a questa ultima categoria. E, dopo il termine della Naspi ad agosto e l’attesa dei 3 mesi dall’ultima indennità, potrà effettivamente accedere alla quota 41 per precoci. Beneficiando, quindi, dell’uscita anticipata. Tuttavia, la maggiorazione contributiva menzionata non gli spetta.

Pensioni: ecco due diverse vie per essere considerati precoci e due diversi vantaggi

Essere considerato “precoce” significa aver iniziato a versare contributi prima dei 19 anni, ma questo vale solo per la quota 41. Esiste un’altra definizione di precoce per quanto riguarda la maggiorazione contributiva. Coloro che hanno iniziato a lavorare e versare contributi prima dei 18 anni possono chiedere una maggiorazione che valuta i contributi versati prima del compimento dei 18 anni come 1,5 volte il loro valore normale. Questa opzione è però limitata ai lavoratori che hanno iniziato i versamenti a partire dal 1° gennaio 1996 e riguarda solo i contributivi puri.

Pertanto, al momento non esiste un collegamento tra quota 41 per precoci e maggiorazione contributiva, poiché non è possibile sfruttare questa opzione per ragioni oggettive. Infatti, un contributivo puro che ha iniziato a lavorare dopo il 1995 non può avere già accumulato 41 anni di contributi. Questi lavoratori hanno iniziato la loro carriera contributiva in epoca retributiva, perdendo così il privilegio di valutare 1,5 volte i contributi versati prima dei 18 anni.