Un anno di contributi nel sistema pensionistico italiano è importante quanto o forse più dell’età di un lavoratore. Infatti basta un anno in più o in meno versato durante la carriera lavorativa per produrre una differenza di diversi anni sull’età di uscita dal mondo del lavoro. E parliamo inevitabilmente di differenze in negativo per i pensionati. Basta un contributo in meno e la pensione può slittare di diversi anni. E sono molti i contribuenti che ci scrivono proprio perché la loro pensione per colpa di un anno di contributi slitta di diversi anni rispetto magari a dei colleghi che a parità di carriera riescono a uscire dal lavoro con diversi anni di anticipo.

“Gentili esperti, volevo chiedervi se nel mio caso l’INPS ha sbagliato bocciando la mia domanda di pensione anticipata contributiva a dicembre scorso. Proprio lo scorso mese di dicembre ho fatto 28 anni di contributi versati ed ho completato i 64 anni di età necessari proprio per la pensione anticipata contributiva. Alla mia domanda di pensione l’INPS ha risposto che non ho diritto perché ho iniziato a lavorare durante il sistema retributivo. In pratica per un anno o poco più di contributi versati prima del 1996 perdo il diritto a tre anni di anticipo sulla pensione. E adesso sarò costretto mio malgrado a lavorare fino ad arrivare ai 67 anni di età per la pensione di vecchiaia. È normale secondo voi o c’è qualcosa che mi sfugge e che si può fare per ovviare?”

Ecco quando un anno di contributi in meno è un vero disastro per il pensionato

Il quesito del nostro lettore è interessante anche se piuttosto facile come risposta dal momento che non possiamo non dare ragione all’INPS nella decisione di bocciare la domanda di pensione presentata dallo stesso nostro lettore. È sempre per lui noi non vediamo altre vie d’uscita dal mondo del lavoro che non passino dalla pensione anticipata ordinaria.

Non ci sono vere alternative a questo dal momento che la pensione anticipata contributiva che il nostro lettore ha richiesto all’istituto, non può essere erogata. E giustamente aggiungeremmo, perché tra i requisiti della prestazione ce n’è uno fondamentale. Ed è quello della anzianità di carriera. Non bisogna infatti avere iniziato a lavorare prima del primo gennaio 1996, data di entrata in vigore del sistema contributivo.

La pensione anticipata contributiva e i 4 requisiti imprescindibili da completare

La misura si chiama pensione anticipata contributiva ed è destinata ai contributivi puri. Che sono proprio quei lavoratori privi di una carriera antecedente il 1996. Basta anche un solo contributo versato prima di questa data per far perdere a un lavoratore quello status fondamentale per poter avere accesso a questa misura di pensionamento anticipato. Infatti è vero che servono 64 anni di età e 20 anni di contributi versati ma è altrettanto vero che servono contributi versati esclusivamente in epoca contributiva. Oltretutto va detto che la pensione può essere negata anche per un quarto requisito utile alla misura che è quello della pensione minima.

Infatti, la pensione anticipata contributiva viene assegnata ad una richiedente solo ed esclusivamente nel momento in cui lo stesso richiedente riesce a ricevere alla data di pubblicazione dell’assegno una pensione di importo pari pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Tanto per fare un esempio, nel 2023 per centrare questa misura oltre a tutti gli altri requisiti bisognerà ottenere un assegno alla data di liquidazione superiore a 1.409 euro. Questo perché nel 2023 l’assegno sociale in virtù dell’indicizzazione al tasso di inflazione, è salito a 503,27 euro al mese.

E l’uscita dal lavoro per una inezia si allontana di molti anni

pensioni

Il quesito del nostro lettore è importante perché dimostra come nel nostro sistema pensionistico basta un solo contributo versato in meno, oppure versato in un’epoca differente da quella necessaria, per portare un netto ritardo nell’uscire dal lavoro.

Una situazione che riguarda la pensione anticipata contributiva come detto prima, ma non solo. La medesima condizione di chi per un solo mese di contribuzione in meno versata prima dei 19 anni di età, finisce per essere escluso dalla quota 41 per i precoci. Infatti dei 41 anni di contributi almeno uno deve essere versato anche discontinuamente prima di arrivare a quella età. Ma per esempio lo stesso vale per opzione donna. Dove magari un contributo in meno versato entro il 31 dicembre 2022, fa perdere il diritto alla prestazione. Diritto perduto nonostante nel 2023 la lavoratrice ha superato i 60 anni di età e i 35 anni di contributi versati.

Anche i contributi effettivi e figurativi vanno presi in considerazione

Ed è inevitabile fare riferimento anche alla pensione anticipata ordinaria, dove, sempre per esempio, 35 anni di contributi versati devono essere effettivi del lavoro. E quindi al netto di contributi figurativi per malattia o disoccupazione. In questo caso un lavoratore che ha anche un solo contributo in meno dei 35 anni richiesti come contribuzione effettiva, verrebbe escluso dalla misura. Questo lavoratore può avere anche oltre 42 anni e 10 mesi di contributi necessari per la pensione anticipata ordinaria, ma non servirà a nulla. Senza i 35 anni di contribuzione effettiva pieni, la pensione anticipata ordinaria non può essere erogata. In questo caso i contributi figurativi non servono tutti.