Poche novità con la Legge di Bilancio 2024 per il capitolo previdenziale. Le pensioni restano ancorate alla Legge Fornero. Anche le proroghe delle misure in scadenza il 31 dicembre 2023 e prolungate al 31 dicembre 2024, sono ricche di penalizzazioni per chi andrà in pensione.

Uno scenario buio che oggettivamente non lascia speranze per il futuro e per la tanto attesa riforma delle pensioni. Delusione può essere lo stato d’animo di molti contribuenti che attendono con ansia una strutturale riforma del sistema previdenziale. Ma il superamento della Legge Fornero, oltre che difficile, non può verificarsi come molti sperano.

“Salve, volevo sapere se nel 2025 posso nutrire speranze di andare in pensione con 41 anni di contributi. Sono nato nel 1965 e non credo di appartenere alle categorie della quota 41 precoci. Come potete immaginare, spero nella quota 41 per tutti.”

Pensioni in bilico, la riforma tanto attesa non è ancora sicura, cosa accadrà nei prossimi anni?

Senza dubbio è la principale aspettativa che nutrono i lavoratori per quanto riguarda le pensioni. Parliamo naturalmente della celebre quota 41 per tutti. La misura che Matteo Salvini e la Lega promettevano di inserire già nel 2024 non è stata più varata. Però adesso sembra che il discorso su questa misura andrà a finire nei prossimi incontri relativi alla riforma delle pensioni.

In pratica, la promessa di vararla subito è diventata la promessa di vararla entro la fine della legislatura. Detto questo, le speranze che prima o poi si passi davvero all’introduzione di una misura che molti reputano come idonea a superare la rigidità della riforma Fornero, non sono campate in aria.

Riforma delle pensioni, cosa dice il futuro

Secondo noi, la riforma delle pensioni se così verrà prima di tutto varata e poi chiamata, non potrà che partire proprio da questa quota 41 per tutti. Poi magari potrebbe anche essere il caso di una pensione flessibile a 62 anni con 20 anni di contributi versati.

Ma la quota 41 diventa fondamentale perché se c’è una cosa che la riforma Fornero ha peggiorato, questa cosa è proprio l’uscita dal lavoro senza limiti di età tipica della pensione anticipata di oggi e della vecchia pensione di anzianità di ieri.

Con l’avvento della Legge Fornero infatti la pensione di anzianità scomparve. E con essa sparì la possibilità di uscire dal lavoro con 40 anni di contributi versati. Nacquero quindi le pensioni anticipate ordinarie che, come tutti sanno, oggi si centrano con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.

Occhio ai calcoli dei trattamenti futuri, anticipati ok, ma a che prezzo?

A oggi, le probabilità che la quota 41 per tutti sia davvero varata entro il 2026 non sono del tutto assenti. Ma una certezza c’è e riguarda la modalità con cui la misura sarà semmai varata.
Infatti se i legislatori sono riusciti a rendere contributiva anche la quota 103 per il 2024, immaginiamo che in futuro anche un’eventuale quota 41 per tutti avrà nel calcolo contributivo della pensione un fattore predominante.

Come diverse volte anche noi abbiamo sottolineato, infatti, qualsiasi nuova misura che prevede un’uscita anticipata dal mondo del lavoro non dovrebbe prescindere da dei tagli di assegni. Penalizzazioni vere e proprie per chi sceglie di anticipare la quiescenza. E sono tagli che possono essere applicati semplicemente introducendo l’obbligo del calcolo contributivo a una prestazione anticipata.

Come dicevamo perfino quota 103 quest’anno è diventata contributiva. Perché chi nel 2024 uscirà a 62 anni con 41 anni di contributi come la misura prevede, avrà un assegno liquidato con il penalizzante metodo. E così, probabilmente, gli interessati alla quota 41 per tutti dovranno iniziare a pensare a una pensione anticipata con 41 anni di contributi, senza limiti di età, aperta a tutti, ma con un sacrificio economico da sopportare.