Il sistema previdenziale italiano ha delle particolarità che gli addetti ai lavori spesso spiegano in modo tale che i lavoratori possano sfruttare delle misure che altrimenti non saprebbero di poter utilizzare. Una delle particolarità è quella che in gergo viene definita “cristallizzazione del diritto”. Si tratta della possibilità di sfruttare una misura, tipo l’Ape sociale, ormai cessata o modificata, per chi ha maturato i requisiti in tempo utile, cioè quando la misura era in vigore in un certo modo. È una tutela per chi, inconsciamente, per errore o per scelta, non ha sfruttato una misura quando questa permetteva di andare in pensione.

In pratica, un treno del pensionamento che qualcuno ha deciso di non prendere subito, ma che aspetta il lavoratore quando questi decide di prenderlo. In alcuni casi, però, questo non può avvenire. E ci sono lavoratori che, non avendo preso per tempo questo treno, rimangono a piedi per sempre, dovendo poi andare in pensione solo raggiungendo i requisiti ordinari di pensionamento. E per l’Ape sociale il problema è proprio questo.

Dubbi e perplessità sulla cristallizzazione del diritto alla pensione con l’Ape sociale

Sulla cristallizzazione del diritto, i dubbi dei lettori sono sempre molteplici. Per l’Anticipo pensionistico sociale, lo sono ancora di più perché è una misura davvero particolare, soprattutto a causa di alcune modifiche sopraggiunte negli ultimi anni.

“Salve, sono un vostro affezionato lettore e volevo chiedervi una cosa. Mia sorella nel 2023 aveva già raggiunto 63 anni di età. Infatti, è nata il 30 novembre 1960. Ha sempre fatto l’estetista. Ieri abbiamo provveduto a scaricare l’estratto conto contributivo dell’INPS e ci siamo resi conto che 5 anni di contributi che prima non erano presenti sono stati riempiti. Erano periodi del quinquennio 2010-2015, quando mia sorella lavorava per un centro estetico poi fallito con il suo datore di lavoro che non aveva versato i contributi.

Grazie a questi 5 anni, oggi ha 39 anni di contributi versati.

Leggendo i vostri articoli riguardo l’Ape sociale, mi sono reso conto che nel 2023, e solo per il 2023, gli estetisti erano considerati lavoratori gravosi. E quindi potevano andare in pensione con 63 anni di età e 36 anni di contributi. A tutti gli effetti, requisiti che mia sorella aveva il 30 novembre 2023. Mi sapete dire se può andare in pensione oggi, sfruttando quella legge del 2023?”

Pensioni, nuovi esodati: ecco chi ha perso il treno della pensione ed è rimasto fuori

Ci sono misure di pensionamento che da anni funzionano sempre allo stesso modo, anche dal punto di vista dei requisiti. Si tratta per lo più di misure ordinarie che sono rimaste inalterate negli anni. E poi ci sono misure introdotte e poi cancellate dopo qualche anno, o modificate nei requisiti, corrette e cambiate anche in maniera profonda. Misure che, ad esempio, hanno visto limature di platea o addirittura, platee dei potenziali beneficiari differenti da un anno all’altro.

Una di queste misure è l’Ape sociale. L’Anticipo pensionistico sociale è una prestazione di accompagnamento alla pensione, una via di mezzo tra una misura previdenziale (che necessita di contributi versati) e una assistenziale. Nata nel 2017, la misura scadrà il prossimo 31 dicembre 2024, anche se qualcuno parla di una nuova proroga per tutto il 2025.

Negli anni, la misura è rimasta praticamente inalterata, salvo negli ultimi due anni, quando il governo ha pensato di correggere alcuni aspetti di questo strumento di accompagnamento alla pensione. Proprio queste modifiche degli ultimi anni sono spesso la causa dell’esclusione di alcuni lavoratori da quello che a tutti gli effetti era e resta un favorevole canale di anticipo del pensionamento.

La pensione con l’Anticipo pensionistico sociale

In origine, la misura era destinata a soggetti con almeno 63 anni di età e almeno 30 anni di contributi, che rientravano tra i caregivers, i disoccupati o gli invalidi.

Oppure era destinata agli addetti ai lavori gravosi con 36 anni di contributi e 63 anni di età. Il caregiver è colui che assiste un familiare stretto disabile grave con cui convive da almeno sei mesi. L’invalido, per rientrare nell’Ape sociale, deve avere almeno il 74% di invalidità civile.

Per i disoccupati, inizialmente era necessario aver percepito tutta la Naspi spettante ed essere rimasti senza disoccupazione e senza lavoro per almeno tre mesi tra l’ultima Naspi percepita e la domanda di Ape sociale. Un limite che nel 2023 è stato eliminato. Oggi basta aver percepito l’ultima rata di Naspi spettante per poter fare domanda subito di pensionamento.

Pensione anticipata Ape sociale: ultimi due anni con molte novità e modifiche

La novità più importante riguarda gli addetti ai lavori gravosi. Nel 2023, la platea delle attività lavorative utili per l’Ape sociale è stata ampliata, includendo nuove categorie. Tuttavia, queste attività devono essere svolte per almeno sette degli ultimi dieci anni di lavoro o per sei degli ultimi sette anni. Per i lavori gravosi, restano necessari 36 anni di contributi per andare in pensione anticipata.

Nel 2023, edili e ceramisti potevano andare in pensione con 32 anni di contributi, ma questo vantaggio non esiste più nel 2024, che ha ripristinato i 36 anni per tutti i gravosi. Inoltre, nel 2024 è stato aumentato da 63 a 63,5 anni il requisito di età per la pensione con l’Ape sociale. È stato anche introdotto il divieto di cumulare redditi da lavoro con la pensione percepita per tutti gli anni di anticipo, fatta eccezione per il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui.

Pensione in anticipo per lavoro gravoso: ecco quando

Come dicevamo, l’Ape sociale negli ultimi due anni è stata modificata. Per gli addetti ai lavori gravosi, le novità sono state significative. Solo nel 2023, la platea dei beneficiari dell’Ape sociale come lavoro gravoso era più vasta rispetto alle solite 15 attività previste oggi e prima del 2023:

  • Conciatori di pelli e pellicce
  • Addetti ai servizi di pulizia
  • Facchini
  • Conducenti di camion
  • Macchinisti ferroviari e personale viaggiante in genere
  • Gruisti
  • Infermieri e ostetriche che operano su turni
  • Educatori e maestri di asilo nido e scuola dell’infanzia
  • Edili
  • Operatori ecologici addetti alla raccolta o alla separazione dei rifiuti
  • Addetti all’assistenza di persone non autosufficienti
  • Marittimi
  • Pescatori
  • Agricoli
  • Operai siderurgici

Niente cristallizzazione del diritto: ecco perché e chi ormai è tagliato fuori dall’Ape sociale

Le attività lavorative gravose citate prima sono quelle che danno diritto all’Ape sociale oggi (ma anche alla quota 41 per i precoci, ndr).

Sono le stesse che davano diritto all’Ape sociale fino al 31 dicembre 2022. Nel solo anno 2023, queste categorie sono aumentate, includendo, ad esempio, i maestri e i professori della scuola primaria o pre-primaria, i tecnici della salute, i magazzinieri, gli estetisti, i ceramisti e altre professioni.

Solo per il 2023 queste categorie hanno dato diritto a qualcuno di andare in pensione con l’Ape sociale. Come spesso abbiamo ripetuto, l’Ape sociale è una delle poche misure che non consente a chi ha maturato il diritto di conservarlo nel tempo.

In pratica, è una delle poche misure che non si cristallizza. Quindi, un ceramista o un estetista (come nel caso del quesito odierno), non avendo sfruttato la misura nel 2023, non potrà rivendicare oggi il diritto per poter andare in pensione con questa misura.

Si può parlare di nuovi esodati?

La sorella del nostro lettore, che non è andata in pensione nel 2023 probabilmente a causa delle problematiche riscontrate con l’estratto conto contributivo, oggi non ha più questa possibilità. Ad esempio, anche gli edili che nel 2023 avevano maturato già 32 anni di contributi, oggi devono soddisfare nuovamente il requisito di 36 anni di versamenti. Il fatto che 32 anni fossero sufficienti nel 2023 non consente a chi ha maturato questa carriera entro la fine del 2023 di andare in pensione oggi. Dovevano pensarci prima. Non saranno veri e propri esodati, ma c’è chi, a causa di queste modifiche, ha perso il treno del 2023 e deve posticipare il pensionamento al 2027, cioè al raggiungimento dei 67 anni di età.