Si può prendere una pensione solo per pochi mesi o pochi anni? L’INPS può calcolare una pensione in maniera provvisoria? Queste sono domande che molti si pongono, soprattutto perché non sempre un lavoratore ha la certezza di poter andare in pensione con sicurezza al 100%. Le pensioni provvisorie possono suonare preoccupanti, dando un senso di precarietà anche nel periodo post-lavorativo.

Tuttavia, capita spesso che un lavoratore si trovi a ricevere un trattamento provvisorio e a scadenza, oppure liquidato con importi temporanei che, al momento del ricalcolo, possono generare un aumento o una diminuzione della pensione quando diventa definitiva.

Pensioni provvisorie dall’INPS: ecco 2 casi con pensioni temporanee

Solitamente, un lavoratore che va in pensione riceve un trattamento definitivo, che rimane invariato per il resto della sua vita. Tuttavia, altrettanto spesso ci sono lavoratori che percepiscono un trattamento di accompagnamento alla pensione, che dura solo per il periodo necessario a raggiungere la pensione definitiva.

In altri casi, il lavoratore riceve un trattamento legato a redditi o a situazioni di invalidità, e in questi casi la natura provvisoria è inevitabile. Questo perché l’INPS ricalcola la prestazione ogni anno per confermare, revocare o modificare l’importo in base ai nuovi dati.

Quando l’INPS accetta una domanda di pensione, spesso invia al pensionato una lettera con la seguente indicazione:

“La liquidazione è stata effettuata in via provvisoria per contribuzione in attesa di conferma”. Cosa significa questo? Significa che la pensione liquidata dall’INPS al richiedente è provvisoria, poiché per velocizzare il processo di liquidazione, l’INPS ha deciso di procedere in questo modo. L’Istituto si riserva il diritto di analizzare più dettagliatamente i dati del contribuente, i versamenti e i requisiti, in modo da effettuare calcoli più precisi nel tempo.

Liquidazione provvisoria della prestazione: ecco quando

La liquidazione provvisoria può generare conguagli a credito o a debito.

Questo significa che, una volta effettuata la liquidazione definitiva, il pensionato potrebbe scoprire di aver ricevuto per mesi un trattamento inferiore a quello effettivamente spettante, diventando così titolare di un credito per gli arretrati. L’INPS procederà a erogare tali arretrati secondo i tempi e le modalità che l’Istituto stabilirà.

Al contrario, se il pensionato ha percepito somme superiori a quelle dovute, l’INPS deciderà come recuperare l’importo, magari riducendo una parte della pensione definitiva nei mesi successivi. Molte prestazioni erogate dall’INPS sono, per loro natura, temporanee.

I calcoli dell’INPS possono essere anche successivi alla liquidazione

Ad esempio, una pensione di vecchiaia anticipata per invalidi è uno di questi casi. Spesso, vista la gravità delle condizioni del disabile, l’INPS liquida immediatamente la pensione, salvo poi rivedere la decisione sia per quanto riguarda il diritto del richiedente sia per quanto concerne gli importi.

I controlli sulla contribuzione versata dal diretto interessato, ad esempio, sono fondamentali e spesso l’INPS non può effettuarli immediatamente. Quando emergono nuove evidenze, si passa alla liquidazione definitiva.

Diverse misure a termine: ecco come funzionano

Come già menzionato, esistono prestazioni che sono temporanee per loro natura, come ad esempio l’Ape Sociale. In questo caso, la temporaneità non dipende da ricalcoli dell’INPS, ma dal fatto che l’Ape Sociale è una misura di accompagnamento alla pensione vera e propria. Cosa significa? Significa che viene erogata dal compimento dei 63,5 anni di età fino ai 67 anni.

Durante questi anni, il pensionato riceve una pensione non superiore a 1.500 euro al mese, senza tredicesima, senza assegni familiari, indicizzazione o maggiorazioni. Al compimento dei 67 anni, l’Ape Sociale termina, e l’interessato deve presentare la domanda per la pensione di vecchiaia.

Come anticipato, anche l’ex pensione sociale, oggi chiamata assegno sociale, funziona in modalità provvisoria.

Ogni anno, i titolari devono comunicare all’INPS i loro redditi, in modo che l’Istituto possa ricalcolare la prestazione annualmente, adeguandola ai redditi del titolare.