Le pensioni Quota Mamma fanno parte di una proposta avanzata dai sindacati il 5 maggio, data in cui hanno incontrato a Palazzo Chigi Daniele Franco (Ministro dell’Economia) e Roberto Garofoli (sottosegretario alla presidenza del Consiglio) per discutere sul Recovery Plan. Si tratta di uno strumento per anticipare l’uscita dal lavoro di donne con figli.

Durante l’incontro, i sindacati hanno discusso di pensioni e blocco dei licenziamenti per il quale hanno richiesto la proroga fino a ottobre 2021.

In particolare, per le pensioni, le proposte avanzate dai sindacati sono state diverse tra cui flessibilità in uscita a 62 anni in sostituzione di Quota 100 che scadrà a fine 2021 e, per l’appunto, Quota Mamma.

Vediamo i dettagli della proposta che dovrebbe favorire il pensionamento anticipato per le donne.

Pensioni Quota Mamma: la proposta di Luigi Sbarra

Il pressing dei sindacati è aumentato: chiedono di accelerare sulla Riforma Pensioni da tempo rimandata dal Governo.

Tra le varie proposte dei sindacati, spunta Quota Mamma.

Con Quota Mamma verrebbe riconosciuto lo sconto di un anno per ogni figlio alle donne lavoratrici per anticipare l’età pensionabile. E’ questa la proposta avanzata da Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl.

Ci sarebbe un’altra chance per le donne: andare in pensione anticipatamente riconoscendo loro un anno di contributi in più ogni 5 anni di lavoro di cura ad anziani o disabili a carico.

Luigi Sbarra ha anche proposto, come alternativa facoltativa per le donne, di aumentare il coefficiente per il calcolo della pensione.

Le Pensioni Quota Mamma sono state accolte con favore dalla ministra per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna che ha apprezzato la proposta dei sindacati. La Carfagna ha commentato la proposta twittando così: “La maternità è (anche) un lavoro da riconoscere. E’ la proposta di legge su Quota Mamma che presentai nel 2020 ed è arrivato il momento di discuterne seriamente”.

Altre proposte dei sindacati, Orlando lavora su un testo degli ammortizzatori sociali

Sono anche altre le proposte avanzate dai sindacati in tema di pensioni come la possibilità di andare in pensione in modo flessibile con l’anticipo a 62 anni o con 41 anni di contributi (Quota 41) indipendentemente dall’età.

I sindacati considerano inaccettabili le penalizzazioni sulla parte retributiva della pensione attraverso un ricalcolo interamente contributivo della pensione anche del periodo precedente al 1996.

Con queste due soluzioni si eliminerebbe lo scalone fino ai 67 anni di età che scatterebbe con l’addio di Quota 100.

I sindacati chiedono un tavolo di confronto al più presto al ministro del Lavoro Andrea Orlando che ha già assicurato un testo di riforma degli ammortizzatori sociali. Dovrebbe essere pronto per luglio.

Assegno pensionistico diviso in due: la proposta di Tridico

Anche il Presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, si ispira ad una maggiore flessibilità prevedendo la divisione in due dell’assegno pensionistico:

– una parte contributiva con l’uscita verso i 62-63 anni con 20 anni di contribuzioni;

– una parte retributiva ottenuta al raggiungimento dei 67 anni prevedendo agevolazioni come lo sconto di un anno per ogni figlio per le donne lavoratrici o un anno in meno ogni 10 anni di lavori gravosi e usuranti.

L’INPS sta valutando anche un’eventuale pensione di garanzia per i giovani con carriere discontinue a titolo di sostegno strutturale per gli assegni di pensione bassi.