Per andare in pensione a 64 anni esiste una via strutturale che l’INPS ormai da anni concede a lavoratori che a prescindere dal lavoro svolto o dal genere, rientrano in una determinata platea. Tutto dipende da quando ha avuto inizio la carriera di un lavoratore. Perché non sempre è possibile sfruttare quella che si chiama pensione anticipata contributiva. La misura infatti è destinata ai cosiddetti contributivi puri. Una precisazione questa che serve per rispondere a numerosi quesiti che i lettori ci propongono.

E che serve per giustificare proprio ad alcuni di questi lettori, il perché per loro la misura non può essere destinata.

“Salve, volevo sapere se a 64 anni posso andare in pensione dal momento che ho 30 anni di contributi versati. Mi riferisco alla pensione anticipata contributiva. Se davvero bastano 64 anni di età e 20 anni di contributi, io che ho fatto il compleanno a gennaio 2023, posso andare in pensione?”

Gentile redazione, sono una lavoratrice del settore privato a cui l’INPS ha negato la pensione perché di importo troppo basso secondo i canoni dell’Istituto. Non ho capito il riferimento normativo che l’INPS ha utilizzato per bocciarmi la domanda. Se ho 22 anni di contributi versati dal 2000 ad oggi e non avendo mai lavorato prima, perché se ho compiuto 64 anni di età non mi danno la pensione anticipata contributiva?

 

Pensione anticipata contributiva: come funziona e a chi spetta la misura strutturale destinata ai contributivi puri

Prima di tutto occorre precisare chi, per definizione, viene chiamato e considerato contributivo puro. Si tratta di lavoratori la cui carriera contributiva, cioè il primo contributo mai versato per la loro pensione, è partita dopo il 31 dicembre 1995. La pensione anticipata contributiva è una prestazione che rientra tra le pensioni anticipate ordinarie dell’INPS, anche se somiglia tanto ad una pensione di vecchiaia anticipata di 3 anni. In effetti le pensioni anticipate ordinarie sono distaccate dai limiti anagrafici.

Questa misura invece ha il limite anagrafico fissato a 64 anni. E dal momento che servono 20 anni di contributi versati almeno, somiglia tanto ad una pensione di vecchiaia, che al posto dei 67 anni di età prevede l’uscita a 64 anni.

Per andare in pensione a 64 anni, requisiti facili ma solo a determinate condizioni

Anche se può sembrare semplice come misura, i requisiti previsti sono particolari e spesso portano alla reiezione delle domande per i diretti interessati. Mentre per le pensioni di vecchiaia ordinaria una volta raggiunti i 20 anni di contributi, con 67 anni di età la prestazione è sempre concessa a chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, la pensione anticipata contributiva non sempre è erogabile. ma come non è erogabile sempre la pensione di vecchiaia ordinaria ai contributivi puri. Per loro infatti al requisito anagrafico ed a quello contributivo, si aggiunge sempre un requisito di importo della pensione. Ma se a 67 anni, quando è il momento della pensione di vecchiaia, serve un assegno pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale (754,50 euro circa al mese), per le pensioni anticipate contributive serve un assegno pari o superiore ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale (1.408 euro al mese circa).

Trattamenti contributivi e soggetti a cui sono destinati

Una possibilità di uscire dal lavoro prima per chi non ha contributi al 31 dicembre 1995 è la pensione anticipata contributiva. Misura che consente di andare in pensione prima del raggiungimento dell’età ordinaria, a patto di avere almeno 64 anni di età e 20 anni di contributi, ed un assegno liquidato alla data di decorrenza, di importo come quelli prima citati. Si tratta quindi di una misura rivolta ai lavoratori che non hanno versamenti previdenziali precedenti al 1996 e pertanto assoggettati al calcolo integralmente contributivo della pensione. Tale prestazione spetta ai lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO). Quindi oltre per chi è iscritto al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD), la misura si rivolge pure a chi è iscritto presso le gestioni speciali per i lavoratori autonomi in quanto artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri, oppure alle forme sostitutive ed esclusive dell’AGO ed alla Gestione Separata.

Perché la pensione anticipata contributiva spesso non può essere sfruttata

Basta un solo contributo versato prima del 1996 e si perde il diritto a questo trattamento pensionistico agevolato. Così come basta non arrivare all’assegno giusto. E parliamo dal punto di vista degli importi, ed anche in questo caso la pensione anticipata contributiva non viene centrata. Si tratta dei due vincoli che di fatto escludono i nostri lettori dalla pensione. Il primo lettore avendo 30 anni di contributi oggi, non può aver iniziato la carriera dopo il 1996. Ricordiamo che basta anche un contributo figurativo prima del 1996 per far perdere al diretto interessato quello status di contributivo puro fondamentale per avere accesso alla prestazione. La seconda lettrice invece, evidentemente ha contributi versati e carriera non tali da portare l’assegno pensionistico ad arrivare a quella soglia di 1.408 euro al mese utile alla misura. Per la seconda c’è il concreto rischio, avendo poco più di 20 anni di contributi, che nemmeno a 67 anni possa raggiungere la pensione di vecchiaia. Per arrivare ad un trattamento superiore ad 1,5 volte l’assegno sociale infatti, i contributi accumulati devono essere di un certo valore.