Sul perché andare in pensione a 62 anni, i Sindacati di Cgil, Cisl e Uil sembrano essere fermi nelle loro posizioni. Tra il diritto e la libertà di ritirarsi dal lavoro. A ribadirlo, non a caso, è stato il segretario generale della Cisl. Sottolineando in particolare come per la flessibilità in uscita il requisito anagrafico debba partire proprio dai 62 anni.

Età che, peraltro, coincide con il requisito anagrafico richiesto per la Quota 100. La misura che è andata a scadenza alla fine dello scorso anno dopo un triennio sperimentale.

Dal perché andare in pensione a 62 anni, pur tuttavia, si passa alla recente proposta del Governo italiano. Che proprio ai Sindacati non piace. Ed è quella che prevede il ricalcolo dell’assegno con il contributivo. Così come è riportato in questo articolo.

Perché andare in pensione a 62 anni. Tra il diritto e la libertà di ritirarsi dal lavoro

In più, secondo il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, il perché andare in pensione a 62 anni non è solo una questione di flessibilità in uscita. Ma anche di sostenibilità sociale per la previdenza pubblica.

Pur tuttavia, sul perché andare in pensione a 62 anni, c’è anche da dire che il Governo italiano, come sopra accennato, sembra essere propenso ad accettare questo requisito anagrafico solo con delle penalizzazioni sull’assegno. Perché è questo, a conti fatti, il ricalcolo dell’assegno con il contributivo.

La lunga partita a scacchi Governo-Sindacati. Proprio sulla flessibilità in uscita

Sul perché andare in pensione a 62 anni, e sulla flessibilità in uscita, quella tra il Governo italiano ed i Sindacati rischia di essere una lunga partita a scacchi. Con Cgil, Cisl e Uil che, nel fare pressing sull’Esecutivo Draghi, sono e saranno chiamati a procedere compatti. Ovverosia, senza divisioni. Con i prossimi incontri tra le parti che saranno in tal senso decisivi.