Dal prossimo anno cambieranno ancora le regole per andare in pensione anticipata. Non si tratta di uno stravolgimento dell’assetto previdenziale, ma di alcuni piccoli accorgimenti che produrranno effetti importanti per i lavoratori. Piccoli ritocchi che sostanzialmente vanno ad allungare l’età pensionabile.

Il più importante è quello che riguarda Quota 103. La proroga della pensione anticipata con 41 anni di contributi è ormai cosa fatta, come da aspettative, ma ci vorrà un anno in più sulla carta d’identità per uscire prima dal lavoro.

Si parla in questo caso di Quota 104, cioè uscita con 63 anni di età e non più con 62 come previsto fino al 31 dicembre 2023. Uno stravolgimento che eviterà il ritorno integrale della Fornero, ma che limiterà fortemente le domende di pensione anticipata da parte dei lavoratori.

Più ristretta la pensione anticipata contributiva

Ma nella bozza di riforma che sarà discussa dal Parlamento c’è anche l’indicazione dell’esecutivo a restringere le maglie per chi ha intenzione di andare in pensione anticipata col sistema contributivo. Cioè al compimento di 64 anni di età con almeno 20 anni di contributi. La normativa in vigore prevede, infatti, che per i lavoratori che ricadono interamente in questo sistema di calcolo, cioè coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995, la pensione può essere concessa solo se l’importo della stessa non sarà inferiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale.

Ebbene il governo chiede che si modifichi questa condizione soglia innalzandola a 3,3 volte l’importo dell’assegno sociale. Il che significa che, secondo gli importi di oggi, si potrebbe uscire solo con un assegno pari a 1.660 euro. Una cifra decisamente alta che richiede un montante contributivo elevato e che sbarra la strada anche a coloro che percepiscono retribuzioni alte.

Al contrario sarebbe abbattuta la soglia pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale per coloro che vanno in pensione di vecchiaia a 67 anni con il sistema di calcolo interamente contributivo.

Per costoro sarà sufficiente arrivare a un importo pari a quello dell’assegno sociale, oggi pari a 503,27 euro al mese. Quindi si favoriscono le uscite ordinarie e si penalizzano quelle anticipate.

Un colpo al cerchio e uno alla botte

E’ quindi del tutto evidente che la strada intrapresa dal governo Draghi e proseguita da quello Meloni sia quella di tagliare gradualmente le pensioni anticipate. Si interviene quindi sull’assetto pensionistico già esistente introducendo accorgimenti che porteranno inevitabilmente a risparmi di spesa sulle pensioni future.

Per i giovani, l’abbattimento della soglia di pensione a 1 volta l’importo dell’assegno sociale è vantaggioso. Nel senso che saranno meno, rispetto a oggi, coloro che non riusciranno a raggiungere tale importo per cui dovranno aspettare i 71 anni di età per percepire la rendita.

Per chi è al lavoro, invece, si restringono le possibilità di uscita anticipata con 41 anni di contributi. La nuova Quota 104 restringe la platea dei beneficiari in quanto servirà dal prossimo anno aver compiuto almeno 63 anni di età per andare in pensione. Cosa che penalizza in particolare tutti coloro che pur avendo i contributi nel 2023 non hanno l’età (62 anni) per uscire con Quota 103 entro il 31 dicembre.

Costoro non avranno l’età nemmeno per uscire con Quota 104 e dovranno per forza di cose lavorare qualche mese in più per poter accedere alla pensione anticipata prevista dalla Fornero con 41-42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età anagrafica.

Riassumendo…

  • Andare in pensione anticipata nel 2024 sarà più difficile
  • Per i contributivi puri si restringono le possibilità di uscita a 64 anni
  • Servirà una pensione più alta per poter uscire in anticipo a 64 anni e più bassa per andare in pensione a 67.