L’inps per le pensioni di gennaio e febbraio ha utilizzato l’indice di perequazione disponibile al 15 ottobre 2021 pari all’1,6%.  Sulla rata di marzo 2022, verrano effettuate le differenze di perequazione laddove spettanti, considerato l’adeguamento provvisorio all’1,7%.

Dunque, la pensione di marzo subirà un aumento. In alcuni casi l’aumento sarà più marcato rispetto ad altri.

Le pensioni di importo fino a 4 volte il trattamento minimo, cioè sino a 2.062,32 euro, otterranno l’incremento pieno dell’1,7%.

Il meccanismo di perequazione delle pensioni

Con il meccanismo di perequazione delle pensioni 2022, si tiene conto dell’aumento del costo della vita ossia dell’inflazione, adeguando l’importo dell’assegno pensionistico.

I trattamenti pensionistici non sono aumentati tutti allo stesso modo. La rivalutazione dipende dalle fasce di reddito (Fonte Inps):

  • 100% dell’inflazione, ovvero in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
  • 75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo.

Nello specifico, il decreto ministeriale del 17 novembre 2021, ha stabilito che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2021 è pari a 1,7% dal 1° gennaio 2022.

Attenzione, come ribadito sul portale Inps, il Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, entro il 20 novembre di ciascun anno adotta un decreto che fissa:

  • l’adeguamento definitivo per l’anno precedente; L’adeguamento si applica con effetto dal 1° gennaio dell’anno in corso;
  • l’adeguamento provvisorio per l’anno in corso. L’adeguamento si applica con effetto dal 1° gennaio dell’anno successivo.

Dunque, con il decreto del 17 novembre scorso sono stati fissati i due adeguamenti appena elencati.

Le novità sulla rata di marzo 2022

L’inps per le pensioni di gennaio e febbraio ha utilizzato l’indice di perequazione disponibile al 15 ottobre 2021, come elaborato dal competente Coordinamento generale statistico attuariale, pari all’1,6%.

Con successiva elaborazione, sulla rata di marzo 2022, verrano effettuate le differenze di perequazione laddove spettanti, considerato l’adeguamento provvisorio all’1,7%.

Per l’applicazione dell’adeguamento definitivo si dovrà ancora attendere. Infatti,  qualora dalla misura definitiva, si accertasse un indice di perequazione diverso da quella provvisorio, verranno effettuati dei conguagli, al primo gennaio dell’anno successivo. L’adeguamento avviene sulla base degli incrementi dell’indice annuo dei prezzi al consumo accertati dall’Istat. Più nel dettaglio, si prende a riferimento la variazione dell’indice FOI, l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi.

Ad ogni modo:  l’adeguamento non può essere negativo; in caso di inflazione inferiore a zero, gli importi restano invariati.

La variazione definitiva nella media 2021 dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, da applicarsi per l’anno 2022 e’ stata pari all’1,9 per cento (Comunicato ufficiale dell’ISTAT del 17 gennaio 2022).

Tale ulteriore adeguamento da 1,7% a 1,9% avrà effetto sui conguagli da gennaio 2023.

Di quanto aumenta la pensione?

Riprendendo quanto detto nel primo paragrafo, l’Inps in una specifica infografica specifica che:

  • le pensioni di importo fino a 4 volte il trattamento minimo, cioè sino a 2.062,32 euro, otterranno l’incremento dell’1,7%;
  • le pensioni superiori a 4  fino a 5 volte il trattamento minimo Inps, cioè tra 2.062,33 euro e 2.577,90 otterranno una rivalutazione dell’1,53%, ferma restando la rivalutazione
    all’1,7% dello  scaglione sino a 2.062 euro;
  • le pensioni di importo superiore a 5 volte il minimo Inps, cioè oltre i 2.577,90 euro, otterranno un incremento dell’1,275%, ferma restando la rivalutazione dell’1,7% dello scaglione sino a 2.062,32 euro e dell’1,53% della fascia compresa tra 2.062,33 e 2.577,90 euro.