Le pensioni anticipate andranno a scomparire. Inutile farsi illusioni. La strada è già stata tracciata dal precedente governo Draghi dopo la fine di Quota 100 e questo esecutivo non fa altro che obbedire ai diktat europei e della finanza internazionale. Del resto, troppo allegramente è stato dato tanto prima e ora è tempo di togliere.

Quota 103 ridimensionata per il prossimo anno non è altro che un passo avanti verso il ritorno integrale alle regole Fornero. Quelle regole sviate e depistate con decine di deroghe, spesso mal fatte, che hanno permesso ai lavoratori italiani di andare in pensione prima che nel resto d’Europa.

E con assegni più alti della più ricca Germania. Col risultato che il debito pubblico è schizzato verso l’alto.

Quota 103 ancora per un anno, ma più penalizzante

Ma torniamo alla riforma pensioni. Il prossimo anno si potrà ancora uscire a 62 anni di età avendo maturato almeno 41 anni di contributi. Quota 103 sarà infatti prorogata ma con restrizioni che faranno desistere i lavoratori dall’uscita anticipata dal lavoro.

L’assegno, secondo quanto dovrebbe essere approvato con la legge di bilancio, sarà liquidato esclusivamente col calcolo contributivo. Quindi anche per gli anni di lavoro prestati prima del 1996 ci sarà un ricalcolo penalizzante dei contributi versati nel sistema retributivo. Quello che prevede la pensione calcolata in base alla retribuzione appunto.

Ne deriverà una penalizzazione dell’assegno che potrebbe arrivare anche al 15-16 per cento rispetto al sistema misto. Ma non è tutto, cambiano anche le finestre per Quota 103. L’attesa sarà di 7 mesi per i lavoratori privati e 9 mesi per quelli pubblici, oltre al fatto che l’Inps non pagherà assegni superiori a 4 volte il trattamento minimo (2.250 euro) contro i 2.840 euro previsti fino a fine 2023.

Quanti lavoratori potranno andare in pensione anticipata nel 2024

La revisione delle regole per le pensioni anticipate prevede, però, anche l’innalzamento dell’età pensionabile per Opzione Donna che passa da 60 a 61 anni con finestra di attesa di 12 mesi.

Così come per quella prevista per Ape Sociale che sale da 63 anni a 63 anni e 5 mesi.

Nel complesso, quindi, si tratta di un ventaglio di restrizioni che limiterà la platea dei beneficiari per tutte le deroghe alla pensione ordinaria che resta ferma a 67 anni di età. Previsioni alla mano, si stima che potranno lasciare il lavoro circa 17 mila lavoratori nel 2024, meno della metà rispetto a quanto succederà alla fine del 2023.

Ma se questi sono i potenziali beneficiari, è facilmente intuibile che molti non usufruiranno delle uscite anticipate per cui i numeri saranno alla fine molto più bassi. Riguardo a Quota 103, ad esempio, tanti preferiranno attendere il raggiungimento dei 41-42 anni e 10 mesi di contributi per andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica. Per non perdere nulla sul calcolo dell’assegno e godere pienamente di tutti i diritti acquisiti.

Proteste inutili per il taglio alle pensioni

I sindacati sono già sul piede di guerra, anche se consapevoli da anni che il trend sui tagli alle pensioni è noto. Tutti gli indicatori economici e statistici forniscono un quadro preoccupante della spesa pensionistica in Italia per i prossimi anni. Nulla di inatteso, ma comunque irreversibile nel medio termine.

Il crollo delle natalità, poi, non fa altro che complicare la situazione. Senza giovani che lavorano non ci sarà alcuna riforma che tenga e le pensioni saranno destinate a scomparire, come ha lasciato intuire il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti.

Riassumendo…

  • Nuovi tagli alle pensioni anticipate nella legge di bilancio 2024.
  • Quota 103 sarà penalizzante e scoraggerà i lavoratori a fare domanda di uscita a 62 anni.
  • Peggiora anche il requisito anagrafico di Opzione Donna e Ape Sociale.