Quanti altri soldi saranno stanziati per le pensioni nel 2025? A fornire le preliminari indicazioni della spesa è il governo nel documento di economia e finanza (Def) recentemente presentato a palazzo Chigi. Si tratta di altri 18 miliardi di euro, circa metà della manovra di bilancio futura, che andranno ad aggiungersi ai 269 miliardi che l’Inps spende ogni anno per garantire i pagamenti delle pensioni degli italiani.

Una cifra che non accenna a scendere a causa dell’invecchiamento della popolazione ma, soprattutto, per colpa dell’aumento delle pensioni anticipate attuato con il primo governo Conte.

Cioè con il varo di Quota 100 che per tre anni ha permesso ai lavoratori di uscire a 62 anni di età con 38 di contributi. Manovra azzardata che ha comportato nel tempo un profondo squilibrio nei conti pubblici.

Altri 18 miliardi di euro per le pensioni nel 2025

Così, nonostante i tagli finora apportati dai governi che si sono succeduti, dopo la fine dell’esperimento Quota 100 durato tre anni, l’Italia ancora sta pagando il conto di simili azzardi. Spendiamo più degli altri Paesi Ue. Serviranno altri 18 miliardi di euro per sostenere la spesa per le pensioni nel 2025 – si legge nel Def – ma potrebbero non bastare. E’ infatti in arrivo un’ondata anomala di pensionamenti nei prossimi che metterà a dura prova la sostenibilità dei conti Inps.

Già quest’anno l’Istituto nazionale di previdenza prevede di chiudere il 2023 con una perdita di oltre 9,2 miliardi di euro. Ma sarebbe andata peggio se il governo Meloni non avesse messo freno alle uscite anticipate con Opzione Donna, Ape Sociale e Quota 103. In ogni caso, entro i prossimi cinque anni, le previsioni sono per un incremento della spesa con il rischio che il patrimonio dell’Inps finisca in territorio negativo per decine di miliardi.

Cifre che non possono essere sostenute se non dai trasferimenti dello Stato e quindi da un aumento della fiscalità generale e del livello di debito pubblico.

Quindi, delle due, l’una: o si tagliano ancora le pensioni o si aumentano le tasse. Pena il default del sistema previdenziale italiano, destinato ad assorbire sempre più risorse in fatto di assistenza.

Senza soldi, niente riforma pensioni nel 2025

Cosa aspettarsi quindi per il prossimo anno? Anche se è ancora troppo presto per azzardare ipotesi, è evidente che una riforma del sistema pensionistico italiano, indicata da più parti, non potrà vedere la luce nel 2025. Se ne riparlerà nel 2026, forse. Per ora il governo interverrà sono con aggiustamenti di spesa, cioè altri tagli qua e là per limare le uscite.

All’orizzonte si prospetta una nuova stretta sui requisiti per andare in pensione con Opzione Donna e Ape Sociale. Ma anche Quota 103 potrebbe essere arrivata a fine corsa. Per le lavoratrici fragili che oggi possono sfruttare il canale di Opzione Donna potrebbe profilarsi un ulteriore allungamento dell’età pensionabile. Così come per coloro che possono sfruttare Ape Sociale per la quale è in corso un delicato dibattito per estendere il beneficio a più categorie di lavoratori gravosi.

Ma la partita più importante potrebbe giocarsi intorno a Quota 103 che prevede oggi l’uscita a 62 anni con 41 di contributi. Sul tema si sta discutendo se e come mandare tutti in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. L’opzione – secondo alcuni esperti – potrebbe vedere la luce solo con il calcolo contributivo della pensione, cosa che peraltro già sta avvenendo con Quota 103, ma con il vincolo dell’età anagrafica.

Riassumendo…

  • Altri 18 miliardi di euro in arrivo (DEF) per le pensioni nel 2025
  • Soldi che potrebbero non bastare senza ulteriori tagli agli assegni futuri.
  • Niente riforme per il 2025, ma altri tagli in arrivo alle uscite anticipate.