Pensioni sempre più magre e Tfs che si allontana nel tempo. Sembra questo il destino previdenziale riservato a poliziotti, carabinieri e in generale a tutte le forze armate e di pubblica sicurezza. Un comparto che vede ancora reggere certi privilegi dell’età pensionabile, ma che, di contro, paga a caro prezzo la crisi del sistema pensionistico italiano.

Peggio va alla generalità dei dipendenti pubblici, costretti ad attendere i 67 anni della pensione di vecchiaia. Mentre i militari escono a partire da 60 anni.

Tuttavia le due categorie sono accomunate da un unico destino, quello di dover attendere tempi biblici per ottenere il Tf maturato. Come noto, la buonuscita è erogata dall’Inps dopo 12-24 mesi dalla cessazione del servizio. Ma i problemi non finiscono qui.

Tempi biblici per ottenere pensioni e Tfs in Polizia

La Corte Costituzionale nel giugno del 2023 ha stabilito che il Tfs dilazionato è anticostituzionale, mandando un chiaro messaggio al Parlamento affinché ponga fine a un’ingiustizia che dura ormai da 10 anni. Fu il governo Letta nel 2014 a imporre che la buonuscita nel pubblico impiego fosse ritardata di 12 mesi in caso di cessazione dal servizio d’ufficio (24 mesi in caso di dimissioni).

Temi lunghi che non trovano rispondenza con il settore privato dove ai dipendenti è corrisposto il Tfr con l’ultima busta paga. Ma in Italia pare sia lecito tutto e il contrario di tutto. Come la risposta della Ragioneria Generale dello Stato che recentemente ha fatto sapere che pagare nei termini il Tfs ai dipendenti pubblici costerebbe troppo, almeno 3,8 miliardi rischiando un dissesto finanziario pubblico.

Così tutto rimane così com’è, nell’indifferenza generale della politica. Di più, l’Inps ha fatto sapere di aver sospeso da aprile scorso tutte le pratiche di finanziamento a tassi agevolati del Tfs per i dipendenti pubblici per esaurimento dei fondi. Costringendo così i pensionati a rivolgersi alle banche convenzionate per ottenere a pagamento in tempi rapidi quanto spetterebbe loro di diritto.

Carabinieri e poliziotti spronano il governo a cambiare

Sulla scorta di quanto stabilito un anno fa dalla Corte di Cassazione, una proposta di modifica della legge sul pagamento del Tfs è stata presentata in Parlamento dall’Arma dei Carabinieri, ma tuttora non è stata vagliata dal legislatore. Anche perché l’Inps, nella peggiore delle ipotesi, dovrebbe risarcire con miliardi di euro tutti coloro che si sono visti negati il Tfs dopo la cessazione del servizio.

Nel frattempo anche i sindacati di Polizia non perdono tempo indicando al Parlamento la strada per poter sopperire a simile disagio. Un incontro con l’Inps è stato altresì messo in agenda per velocizzare i tempi di erogazione della pensione dopo la cessazione dal servizio. In molti casi un poliziotto deve attendere 3-4 mesi per vedere arrivare il primo assegno sul conto restando senza stipendio, né pensione e nemmeno Tfs.

Un’assurdità che vede sempre di più lo Stato in difficoltà a pagare le prestazioni pensionistiche. Ben conscio che le nuove generazioni percepiranno pensioni da fame rispetto ai colleghi della precedente generazione. Lasciare il servizio a 60 anni di età in Polizia, benché intervenga il fondo perequativo, implica comunque un versamento minore di contributi obbligatori e un calcolo della rendita con il sistema contributivo puro. Quindi penalizzante rispetto alla generalità dei lavoratori.

Riassumendo…

  • Tempi sempre più duri per le pensioni di poliziotti e carabinieri.
  • Il Tfs non arriva che dopo 12 mesi nella migliore delle ipotesi per i dipendenti pubblici.
  • La pensione, in molti casi, è pagata per la prima volta dopo 3-4 mesi dall’Inps.