La dichiarazione di successione ereditaria è un adempimento con cui ognuno di noi non vorrebbe mai avere a che fare. O quanto meno avere a che fare quanto più tardi possibile. Il motivo è ovvio. L’adempimento entra in gioco quando viene a mancare una persona cara, che sia un genitore, un fratello, una sorella, un figlio.

Eventi tristi di cui però il legislatore non tiene conto. Se il defunto (de cuius) aveva un patrimonio in vita, questo per legge passa agli eredi “legittimi” (coniuge superstite, figli, genitori, ecc.).

E gli eredi stessi sono tenuti a fare la dichiarazione di successione al fisco (salvo il caso in cui rinunciano all’eredità).

Fare la dichiarazione di successione non è gratis. Ci sono da pagare le imposte e c’è da pagare anche l’onorario al professionista (notaio, commercialista, CAF, avvocato, ecc.) a cui ci si rivolge, a meno che si procedere con il “fai da te”.

L’onorario può variare a seconda delle complessità della dichiarazione (si può andare dai 400 euro in su). Il consiglio resta quello di farsi seguire nelle varie fasi dell’adempimento da chi è competente al fine di non commettere errori, sia nella presentazione che nella liquidazione e versamento delle tasse dovute. E ciò in particolar modo laddove si tratti di successioni più complesse, in cui ad esempio sono presenti immobili e aziende.

Non sempre l’adempimento è obbligatorio

La dichiarazione di successione, in ogni caso non sempre è obbligatoria. In dettaglio, secondo quanto attualmente previsto, NON è da farsi se l’eredità è devoluta al coniuge e ai parenti in linea retta del defunto e

  • l’attivo ereditario ha un valore non superiore a 100.000 euro;
  • e non comprende beni immobili o diritti reali immobiliari.

Ne consegue, che se ad esempio, nel patrimonio del deceduto non ci sono immobili ma solo conti correnti, libretti postali, titoli di Stato, ecc.

e il valore complessivo di tali beni non supera 100.000 euro e gli eredi sono il coniuge e i parenti in linea retta (ad esempio i figli), non c’è obbligo di fare la dichiarazione di successione.

Se, invece, nel patrimonio andato in eredità è presente un immobile, scatta l’obbligo di fare l’adempimento.

I tempi di presentazione della dichiarazione di successione

Dunque, la prima cosa da verificare al decesso di una persona cara è se gli eredi sono o meno obbligati a fare la dichiarazione di successione.

Se obbligati, questa va fatta all’Agenzia Entrate entro 12 mesi dal decesso. È sufficiente che la presenti uno solo degli eredi e non che ognuno debba farla. La presentazione è telematica e lo stesso modello di dichiarazione di successione vale anche come richiesta di voltura catastale se ci sono immobili.

La voltura catastale, ricordiamo, serve ad aggiornare in catasto le nuove quote di proprietà in capo agli eredi dopo la successione.

Quanto costa (di tasse e imposte) la dichiarazione di successione

Come anticipato, fare la dichiarazione di successione costa. Ci sono da pagare una serie di imposte. In dettaglio, se tra i beni ereditati ci sono immobili, sul loro valore bisogna pagarci:

  • ipotecaria (2% del valore degli immobili, con un importo minimo pari a 200,00 euro);
  • catastale (1% del valore degli immobili, con un minimo 200,00 euro);
  • di bollo (85,00 in relazione agli immobili compresi nelle “conservatorie” ovvero circoscrizioni o sezioni staccate dei competenti uffici dell’Agenzia delle Entrate);
  • la tassa ipotecaria (90 euro che si compone di 35 euro per la trascrizione e 55 euro per la voltura catastale per ciascuna conservatoria nella quale sono presenti gli immobili oggetto di successione);
  • tributi speciali (per esempio, per le formalità ipotecarie), che possono variare da ufficio ad ufficio.

Se qualcuno degli eredi ha i requisiti per agevolazione prima casa, le imposte ipotecaria e catastale sono dovute in misura fissa pari a 200 euro ciascuna.

Imposta di successione

Ci sarebbe poi l’imposta di successione, per la quale è prevista una franchigia abbastanza elevata. Ossia, una soglia del valore dell’asse ereditario al di sotto della quale tale imposta non si paga. Le aliquote di calcolo sono diverse a seconda del grado di parentela tra eredi e deceduto. In particolare:

  • 4% – coniugi e parenti in linea retta 4,00 % (quota esente da imposta di successione 1.000.000,00 di euro);
  • 6% – altri parenti fino al 4° grado, affini in linea retta ed affini in linea collaterale fino al terzo grado (quota esente da imposta di successione per fratelli e sorelle 100.000,00 di euro);
  • 8% – altri soggetti (senza franchigia).

Se trattasi di portatori di handicap grave la franchigia sale a.1.500.000,00 euro.

Mentre le imposte ipotecaria, catastale, bollo, tassa ipotecaria e tributi speciali devono essere liquidati e pagati prima dagli eredi, l’imposta di successione, se dovuta, sarà liquidata direttamente dall’Agenzia Entrate dopo la presentazione della dichiarazione successione e notificata agli eredi stessi per il versamento.

Riassumendo…

  • la dichiarazione di successione NON è obbligatoria se l’eredità è devoluta al coniuge e ai parenti in linea retta del defunto e l’attivo ereditario ha un valore non superiore a 100.000 euro e non comprende beni immobili o diritti reali immobiliari
  • se si ereditano immobili, bisogna pagare in autoliquidazione, imposta ipotecaria e catastale, imposta di bollo, la tassa ipotecaria, tributi speciali
  • è dovuta imposta di successione oltre la franchigia di 1.000.000 di euro (elevata a 1.500.000 euro se l’erede è portatore di handicap grave).