Aprire una partita IVA è un passo fondamentale per chi intende avviare un’attività professionale autonoma. La partita IVA è composta da 11 cifre: i primi 7 numeri identificano il contribuente, i successivi 3 rappresentano il Codice dell’Ufficio delle Entrate, e l’ultimo numero ha una funzione di controllo.

Per avviare una partita IVA, è necessario notificare l’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dall’inizio dell’attività tramite la dichiarazione apposita, utilizzando il modello AA9/7. Questo modello è disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate e può essere presentato in vari modi:

  • di persona: recandosi presso un Ufficio dell’Agenzia delle Entrate con un documento di riconoscimento;
  • telematicamente: Tramite invio online, anche attraverso un intermediario (commercialista, consulente del lavoro, ecc.).

Una delle prime decisioni da prendere quando si apre una partita IVA riguarda la scelta del codice ATECO, che identifica la specifica attività svolta.

Successivamente, è fondamentale scegliere il regime contabile più adatto alle proprie esigenze.

La scelta del regime fiscale e l’iscrizione previdenziale

Anche se la legge prevede possibilità di fare consulenza senza partita IVA, attualmente, per chi decide di aprire partita IVA il regime forfettario è considerato il più conveniente per molte attività, in quanto permette di fatturare fino a 85.000 euro annui pagando solo il 5% di tasse nei primi cinque anni di attività ovvero il 15%.

Una volta presentata la domanda, viene assegnato un numero di partita IVA che rimane invariato fino alla chiusura dell’attività. Inoltre, è essenziale iscriversi alla cassa previdenziale pertinente, che può essere l’INPS (per artigiani e commercianti o gestione separata) o una cassa previdenziale ordinistica (per categorie professionali come commercialisti e ingegneri).

Per chi si iscrive alla gestione INPS artigiani e commercianti, a prescindere dal regime fiscale adottato (forfettario o ordinario) ci sono da pagare i c.d. contributi minimali (circa 990 euro ogni tre mesi). In sede di dichiarazione redditi occorre poi liquidare eventuali contributi eccedenti il minimale.

Per gli iscritti alla gestione separata INPS i contributi sul reddito minimale non ci sono. Quindi, questi ultimi liquida i contributi direttamente sul reddito in sede di dichiarazione Significa che se nell’anno il reddito è stato pari a zero saranno zero anche i contributi da pagare alla gestione separata.

Per gli scritti alla cassa ordinistica in genere ci sono contributi minimi e contributi calcolati sul reddito effettivo.

Regime forfettario: quanto costa il commercialista

Anche se l’apertura della partita IVA in sé è gratuita, c’è un costo se ci si rivolge ad intermediario. Il commercialista per la pratica di apertura e chiusura partita IVA chiede un onorario. Tale onorario può variare in funzione degli adempimenti. L’apertura di una partita IVA per un consulente in regime forfettario è più semplice rispetto all’apertura di una partita IVA per una società. DI conseguenza cambia anche l’onorario chiesto dal commercialista per il servizio. Per l’apertura di partita IVA in regime forfettario, in media il costo richiesto dal commercialista si aggira sui 100 euro.

Ci sono poi i costi di mantenimento da considerare. Anche questi costi variano a seconda del regime fiscale scelto:

  • regime forfettario: i costi annuali per una gestione fiscale possono oscillare tra 200 e 800 euro più IVA, in base al tipo di consulenza richiesta. Questo è il costo chiesto dal commercialista;
  • regime ordinario: i costi sono generalmente più elevati a causa dei maggiori adempimenti contabili. Per una contabilità ordinaria, i compensi di un commercialista possono variare notevolmente in base al volume d’affari, con tariffe che vanno da 200 a 1.000 euro al mese.

Costi partita IVA in forfettario: conclusioni

Il regime forfettario, infatti, semplifica notevolmente gli adempimenti fiscali. È sufficiente pagare i contributi previdenziali e l’imposta sostitutiva. Tuttavia, in caso di operazioni particolari con l’estero, potrebbe essere necessario compilare i modelli INTRASTAT o versare l’IVA sulle fatture di acquisto.

Dal 2024, anche tutti i contribuenti forfettari sono tenuti a emettere fatture elettroniche.

In conclusione, anche aprire una partita IVA forfettario è un processo che richiede attenzione e conoscenza delle normative fiscali. Ogni passaggio è cruciale per assicurare una gestione efficiente e conforme alle leggi vigenti. I costi di mantenimento e gli adempimenti necessari sono accettabili. Quindi, il regime forfettario continua a rappresentare una soluzione vantaggiosa per molti piccoli imprenditori e professionisti, grazie alla sua semplicità e alle agevolazioni fiscali previste.

Riassumendo…

  • la partita IVA si compone di 11 cifre e identifica il contribuente e l’Ufficio delle Entrate.
  • la partita IVA deve essere aperta entro 30 giorni dall’inizio dell’attività con modello AA9/7.
  • bisogna Scegliere codice ATECO e regime contabile; il regime forfettario è il più conveniente.
  • il numero di partita IVA rimane invariato; iscriversi alla cassa previdenziale appropriata
  • i costi di gestione contabile variano: forfettario 200-800 euro annui, ordinario 200-1000 euro mensili.