L’inasprirsi del conflitto Russia-Ucraina coinvolge in maniera importante anche il nostro paese che sembra rivestire un ruolo strategico nello scacchiere che vede contrapposti i paesi dell’Europa guidati a vista dall’America e la Russia, le cui ambizioni di conquista sono sempre più chiare. In tale contesto, il Governo, è costretto ad abbandonare almeno per il momento, la questione legata alla c.d riforma delle pensioni. Possibili novità temporanee potrebbero essere adottate intervenendo su misure già in essere quale ad esempio quota 102.

Analizziamo le possibili prospettive.

Quota 102

Quota 102 ha preso il posto di quota 100.

Con quota 102, si potrà andare in pensione: con un requisito anagrafico pari a 64 anni e un’anzianità contributiva minima di 38 anni.

Nello specifico, possono andare in pensione anticipata con quota 102:

  • gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria e alle forme esclusive e sostitutive della medesima, gestite dall’INPS, nonché alla gestione separata,
  • che maturino nel corso dell’anno 2022 i requisiti di età anagrafica pari a 64 anni e di anzianità contributiva pari a 38 anni (c.d. “quota 102”).

Fermo restando che il diritto conseguito entro il 31 dicembre 2022 può essere esercitato anche successivamente a tale data.

La riforma delle pensioni e la guerra Russia-Ucraina

Il conflitto Russia-Ucraina, ha portato il Governo ad abbandonare almeno per il momento, la questione legata alla c.d riforma delle pensioni.  Possibili novità temporanee potrebbero essere adottate intervenendo su misure già in essere quale ad esempio quota 102. I limiti di quota 102 sono evidenti. Basti pensare all’incompatibilità con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui. Ai fini della verifica dell’incumulabilità, rilevano i redditi percepiti nel periodo compreso tra la data di decorrenza del trattamento pensionistico e la data di compimento dell’età richiesta per la pensione di vecchiaia.

In attesa di approfondire i possibili contorni della riforma, il Governo potrebbe apportare dei correttivi che in qualche modo vadano ad accogliere seppur parzialmente le richieste dei sindacati.