Nuovi aggiornamenti sulla riforma delle pensioni. Recentemente, un’intervista del Sottosegretario Claudio Durigon ha riacceso il dibattito sulla riforma delle pensioni, con particolare attenzione alla “Quota 41 per tutti”. Questa misura, infatti, non è mai stata accantonata come ipotesi per l’inserimento nel sistema a partire dal 2025. È probabile che nei futuri incontri tra governo e sindacati, previsti probabilmente per settembre, se ne discuterà nuovamente.

La Lega continua a sostenere con forza la “Quota 41 per tutti”, con il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini e il Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Claudio Durigon, impegnati nel promuoverla.

Ma come si concretizzerà questa misura per le pensioni del 2024?

Pensioni 2025: Quota 41 per tutti in arrivo, cosa significherà e come funzionerà la misura

Si parla sempre più spesso di una “Quota 41 light”, una versione che sta guadagnando terreno nelle ultime ore. Questa versione “light” prevede il ricalcolo contributivo della prestazione, un approccio che non piace ai sindacati. Il processo contributivo è iniziato anni fa con la riforma delle pensioni di Lamberto Dini. E si sta consolidando come la regola sia per l’uscita dal mondo del lavoro che per il calcolo delle pensioni. Tuttavia, ancora oggi, molti lavoratori vanno in pensione con un calcolo misto della prestazione.

Calcolo misto e calcolo retributivo: le differenze

Attualmente, il sistema di calcolo delle pensioni è completamente contributivo solo per chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. O per chi va in pensione con misure che prevedono il contributivo come regola base, come l’opzione donna e la quota 103.

Il calcolo misto prevede che una parte della pensione sia calcolata sulle carriere svolte durante il periodo retributivo (prima del 1996). E un’altra parte sulle carriere svolte nel periodo contributivo. Questo calcolo varia in base al numero di anni di contributi accumulati entro il 31 dicembre 1995. In modo da tutelare coloro che hanno molti anni di versamenti antecedenti al primo gennaio 1996.

In particolare, i lavoratori che possono vantare almeno 18 anni di contributi versati prima del 1996 hanno diritto al calcolo della pensione con il sistema retributivo per i periodi lavorativi fino al 31 dicembre 2011. Naturalmente, per i periodi successivi al 1° gennaio 2012 si applica il criterio contributivo.

Per chi ha meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, la regola è diversa. In questo caso, il sistema retributivo si applica solo per i periodi fino al 31 dicembre 1995. Mentre per i periodi successivi si utilizza il criterio contributivo.

Quota 41 per tutti: l’alternativa alle pensioni anticipate ordinarie, ma con tagli necessari

Considerando che la “Quota 41 per tutti” richiede ai lavoratori una carriera contributiva di ben 41 anni, è evidente che molti potrebbero subire una significativa riduzione dell’importo della pensione se la misura dovesse basarsi esclusivamente sul contributivo. I tagli stimati variano dal 15 al 30%, con la riduzione più vicina al 30% per coloro che oggi hanno diritto al calcolo retributivo fino al 2011.

La penalizzazione è meno severa per coloro che hanno pochi anni di lavoro svolti prima del 1996, i quali, indipendentemente dalla “Quota 41 per tutti”, avrebbero comunque una pensione calcolata prevalentemente con il sistema contributivo. Per questi lavoratori, il taglio sarebbe quindi più contenuto rispetto agli altri.

L’introduzione della “Quota 41 per tutti” rappresenterebbe un vantaggio per la sostenibilità della spesa pubblica e offrirebbe ai lavoratori un’alternativa alla pensione anticipata ordinaria, che attualmente richiede 42 anni e 10 mesi di contributi. Questa misura sarebbe particolarmente vantaggiosa per chi desidera lasciare il lavoro in anticipo o per chi ha perso il lavoro, anche a costo di una riduzione dell’importo della pensione.

Tuttavia, va sottolineato che una “Quota 41 per tutti” senza tagli e penalizzazioni, come i sindacati potrebbero chiedere al governo, non sarebbe un’alternativa alla pensione anticipata ordinaria, ma la sostituirebbe completamente nelle scelte dei lavoratori.