Si può fare veramente Quota 41 per tutti senza limiti di età? Come cantava Giorgio Gaber con il brano Io non mi sento italiano: “Dovete convenire che i limiti che abbiamo ce li dobbiamo dire. Ma a parte il disfattismo, noi siamo quel che siamo e abbiamo anche un passato che non dimentichiamo”.

Il passato segna inevitabilmente il nostro presente e il nostro futuro. Proprio tenendo in considerazione di quanto già fatto e dei possibili errori, d’altronde, è possibile cercare di aggiustare il tiro e migliorare.

Un approccio che viene spesso attuato dai governi che, tenendo conto dell’operato dei predecessori, provano ad apportare dei cambiamenti volti a migliorare la vita dei cittadini.

Quota 41 per tutti senza limiti di età: si può fare veramente?

Lo sa bene il governo Meloni che tra i suoi piani ha quello di fare la tanto attesa riforma delle pensioni. Diversi le ipotesi in ballo, mentre lo spettro della Legge Fornero continua ad aleggiare sulle nostre teste. Ce ne libereremo mai? Una domanda che si pongono tanti lavoratori che attendono di sapere quando potranno finalmente andare in pensione.

Per accedere a tale trattamento, infatti, bisogna possedere determinati requisiti contribuitivi ed anagrafici. Proprio quest’ultimi sono stati oggetto negli ultimi anni di continui cambiamenti. Se tutto questo non bastasse sembra che nell’immediato futuro potrebbero essere introdotte delle ulteriori novità.

In particolare si fa sempre più largo l’ipotesi di Quota 41 per tutti senza limiti di età. Tale misura viene considerata il cavallo di battaglia della Lega che ormai da un po’ di tempo fa del pressing per favorire la sua introduzione. Ma uscire anticipatamente dal lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età, è davvero fattibile?

Ebbene, stando alle ultime stime Quota 41 peserebbe sulle casse dello Stato, soltanto nel 2025, per ben 4 miliardi di euro. Una cifra non di certo indifferente, che potrebbe distogliere il governo dalla decisione di rendere operativa tale misura così come concepita.

Al fine di ovviare a tale problematica e optare per una soluzione finanziariamente fattibile si potrebbe pensare ad un sistema interamente contributivo. Quest’ultimo prevede che l’importo dell’assegno pensionistico sia determinato tenendo conto dei contributi versati, anziché l’importo degli ultimi stipendi così come avviene con il sistema retributivo.

I soggetti che dovessero decidere di andare in pensione grazie a Quota 41 basato sul sistema contributivo dovrebbero però accettare una pensione dall’importo più basso. In particolare si stima una possibile riduzione dell’assegno fino al 15%.

Riforma delle pensioni ancora rinviata?

Considerando la situazione non del tutto rosea delle finanze pubbliche nostrane, pertanto, Quota 41 per tutti sembra essere ancora un miraggio. Questo, comunque, non vuol dire che non sarà possibile uscire anticipatamente dal mondo del lavoro anche nel corso del 2025. In particolare l’esecutivo starebbe pensando di prorogare Quota 103 che consente di andare in pensione al raggiungimento dei 62 anni di età, a patto di aver maturato 41 anni di contributi.

Al momento comunque, è importante sottolineare, si tratta di ipotesi. Attendiamo le prossime mosse del governo per capire quali modifiche saranno apportate al sistema pensionistico. E quando finalmente sarà varata la tanto attesa riforma.