Se l’INPS, dopo averla erogata, chiede la restituzione della pensione il pensionato è legittimato a non restituirla se si accerta la mancanza di dolo o colpa grave. È il caso successo a Latina, dove un cittadino ha visto recapitarsi un provvedimento con cui l’istituto di previdenza nazionale gli revocava la pensione di invalidità civile. La richiesta prevedeva la restituzione di un importo complessivo pari a 16.785,95 euro. Una somma riguardante tutti i ratei percepiti, quindi anche quelli precedenti il provvedimento stesso.

In pratica l’INPS chiedeva al pensionato di restituire tutta pensione fino ad allora erogata.

La motivazione?

Insussistenza delle condizioni per il godimento.

Restituzione pensione, la sentenza dei giudici

Ricevuta la comunicazione, il cittadino in causa decideva, quindi, di rivolgersi ad un avvocato per il ricorso.

Intentata la causa, i giudici del Tribunale di Latina hanno affrontato e risolto la questione. La sentenza è stata in parte favorevole al chiamato in causa dall’INPS. In sintesi i giudici hanno stabilito che la restituzione della pensione debba esserci ma solo con riferimento a quei ratei erogati prima della data del provvedimento con cui l’istituto ha accertato che la prestazione previdenziale non era dovuta.

Deve essere richiamato il consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità secondo cui la revoca di un trattamento di invalidità civile a motivo dell’insussistenza delle condizioni per il godimento comporta l’obbligo di restituzione all’Inps, a titolo di indebito, dei soli ratei percepiti dalla data del provvedimento ablatore, esclusa la ripetizione anche delle somme precedentemente corrisposte (cfr. Cass. civ., sez. lav., 5 novembre 2018, n. 28163).

Questo è un tratto della sentenza emanata dai giudici del Tribunale di latina sul caso in questione.

Un precedente che aiuta tutti

Dunque, i giudici hanno ritenuto infondata la richiesta dell’INPS di chiedere la restituzione della pensione con riferimento all’intero importo erogato dall’inizio e fino alla data del provvedimento, condannando, invece, il cittadino destinatario della richiesta a restituire solo una parte dei 16.785,95 euro percepiti.

La parte da restituire, quindi, si riferisce solo all’importo riguardante i ratei di pensione pagati dopo la data del provvedimento.

La pronuncia in questo senso è stata possibile, comunque, in quanto i giudici hanno accolto la linea difensiva dell’avvocato il quale è riuscito a dimostrare l’assenza di dolo e colpa grave in capo al suo assistito.

Una vittoria che ora crea un precedente in favore di tutti coloro che si vedono, il più delle volte, recapitare richieste di restituzione pensione o altre prestazioni erogate dall’INPS senza aver alcuna colpa per averne nel frattempo beneficiato. Un passo certamente positivo soprattutto in questo periodo in cui le famiglie e pensionati italiani sono allo stremo a causa dal caro prezzi provocato da un tasso di inflazione alle stelle.