La riforma delle pensioni è un argomento che continua a essere molto caldo. Dopo l’estate, riprenderanno i lavori per la nuova legge di bilancio. In vista della manovra finanziaria di fine anno, il governo dovrà verificare le possibilità di inserire nel pacchetto pensioni le novità che i lavoratori attendono con trepidazione. Tuttavia, come sempre, la riforma delle pensioni non è semplice da realizzare.

Le casse statali non permettono spese eccessive, soprattutto in ambito previdenziale, e l’UE è restia ad autorizzare l’Italia a introdurre nuove misure più favorevoli.

Inoltre, tra la riforma fiscale, il taglio del cuneo e altre urgenze del governo, le pensioni rischiano di passare in secondo piano. Eppure, i lavoratori continuano insistentemente a chiedere nuove soluzioni per andare in pensione.

Ma quali sono le proposte più gettonate? Molti lettori ci scrivono sulla riforma delle pensioni, proponendo le loro soluzioni personali. Le misure più richieste variano in base alla condizione dei lavoratori.

La Quota 41 per tutti continua a piacere, ma se venisse varata contributiva sarebbe ancora allettante?

Partiamo dalla misura che suscita più discussioni e di cui si parla da tempo: la Quota 41 per tutti. Questa è una misura promossa dalla Lega, sostenuta anche dai sindacati, da molti lavoratori e da tanti dei nostri lettori. Con la Quota 41 per tutti, si potrebbe creare una valida alternativa alla pensione anticipata ordinaria, riducendo la carriera contributiva necessaria per uscire dal lavoro senza limiti di età.

Infatti, chi si trova ancora lontano dai 42 anni e 10 mesi richiesti per la pensione anticipata ordinaria (o 41 anni e 10 mesi per le donne) potrebbe beneficiare di questa misura, indipendentemente dall’età. Immaginate un disoccupato il cui lavoro si interrompe dopo 41 anni di carriera: una misura simile sarebbe ben accolta, anche se comportasse riduzioni dell’assegno.

Riforma delle pensioni: dalla Quota 41 per tutti alla Quota 96, i lavoratori chiedono questo

Infatti, si discute di una Quota 41 per tutti con calcolo contributivo, una versione meno appetibile rispetto a quella proposta inizialmente dalla Lega e dai sindacati.

Da una misura senza tagli, si passerebbe a un calcolo contributivo che penalizzerebbe solo coloro che hanno almeno 18 anni di versamenti prima del 31 dicembre 1995. Questi lavoratori perderebbero il diritto al calcolo retributivo fino al 2012, adottando una misura completamente contributiva.

Invece, chi ha meno di 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995 ha diritto al calcolo retributivo solo fino a quella data. Per loro, la maggior parte della pensione sarebbe comunque contributiva, anche raggiungendo i 42 anni e 10 mesi richiesti per la pensione ordinaria.

La Quota 96: ecco perché piace

Se la Quota 41 per tutti piace a chi guarda al futuro, c’è una misura che evoca nostalgia: la Quota 96. Molti vorrebbero vederla nuovamente nel sistema, anche a costo di subire una riduzione dell’assegno, magari rendendola anch’essa contributiva.

La Quota 96 era in vigore fino al 2011, prima che la legge Fornero la cancellasse insieme alle vecchie pensioni di anzianità. Consentiva di andare in pensione con 60 anni di età e 35 anni di contributi, una via di mezzo tra le pensioni di anzianità (che permettevano di ritirarsi con 40 anni di contributi) e le pensioni di vecchiaia (con età pensionabile fissata a 65 anni).

Riproporre questa misura offrirebbe la giusta flessibilità, posizionandosi tra le attuali pensioni di vecchiaia a 67 anni e le pensioni anticipate ordinarie con 42 anni e 10 mesi di contributi. Una riforma che includesse la Quota 41 per tutti e la Quota 96 soddisferebbe sicuramente una vasta fetta di lavoratori.