La riforma pensioni tiene i riflettori puntati sulla scena previdenziale nazionale. Si parla di un possibile cambiamento per la pensione di vecchiaia, con un incremento di 5 anni per il requisito contributivo rispetto alle condizioni attuali. Si parla anche di una riforma pensioni anticipata. In particolare si vorrebbe sostituire l’attuale pensione anticipata ordinaria (41 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 40 anni e 10 mesi per le donne) con Quota 41 per tutti.

A questo proposito è giunto in redazione un quesito:

“Buongiorno, sono una donna lavoratrice dipendente. A fine 2024 maturo i requisiti per la pensione anticipata ordinaria, ossia quella che richiede, per le donne, 40 anni e 10 mesi di contributi. Sento che nel 2025 potrebbe arrivare Quota 41 per tutti, ossia pensionamento con 41 anni di contributi a prescindere dal sesso e dell’età anagrafica. Sono a chiedere se, laddove questa riforma pensione anticipata arriverà, dovrò lavorare altri 2 mesi nel 2025 per raggiungere i 41 anni di contributi, o potrò ritirarmi già dal 1° gennaio 2025 avendo maturato i requisiti per la vecchia pensione anticipata ordinaria, ossia i 40 anni e 10 mesi richiesti?”

Le proposte allo studio per le riforma

L’attuale sistema previdenziale italiano è al centro dell’attenzione per la tanto attesa riforma.

Una riforma che non arriva e che ha sul banco, almeno per ora, diverse proposte. Anche perché bisogna fare i conti con il bilancio INPS che già è messo a dura prova.

Tra le proposte a cui si sta lavorando c’è la possibile nuova veste per la pensione di vecchiaia. Oggi servono 67 anni di età e 20 anni di contributi. Dal prossimo anno si potrebbe presentare sotto il nuovo nome di Quota 92, ossia 67 anni di età e 25 anni di contributi. Al tempo stesso, tuttavia, verrebbe prevista una finestra flessibile di uscita. Fermo restando i 20 anni di contributi, verrebbe data possibilità di scegliere l’uscita dal mondo del lavoro già a 63 anni con possibilità di continuare fino a 71 anni.

Uscire a 63 anni o comunque prima dei 67 anni, comporterebbe una penalizzazione sull’assegno mensile rispetto a chi decidesse di uscire a 67 anni o oltre,

Altra proposta su cui si lavora è Quota 41. Quest’ultima sarebbe una vera e propria riforma pensione anticipata. Oggi la pensione anticipata ordinaria, come detto in premessa, permette di andare al pensionamento, a prescindere dall’età anagrafica. E di farlo con 41 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini) e 40 anni e 10 mesi di contributi (per le donne). È questa la c.d. Fornero. Se arriverà la nuova Quota 41, invece, si andrebbe in pensione con 41 anni di contributi, senza distinzione di sesso e sempre a prescindere dall’età anagrafica.

Riforma pensione anticipata e il concetto di cristallizzazione

Detto ciò, venendo al quesito della nostra lettrice, entra in gioco il c.d. diritto alla cristallizzazione. Come le altre forme di pensionamento, una volta raggiunti i requisiti per la pensione, che sia anticipata ordinaria o anticipata flessibile (Quota 100, Quota 102, Opzione donna, ecc.) quella forma di pensionamento resta un diritto “cristallizzato”. Il diritto alla cristallizzazione di un qualcosa già acquisito è stato sancito in passato anche dall’INPS con la Circolare n. 74/2015 sulla pensione anticipata ordinaria.

In tale sede l’istituto sancì proprio il diritto alla cristallizzazione della pensione anticipata ordinaria. Questo sta semplicemente significando che le lavoratrici che già entro il 31 dicembre 2024 abbiano maturato 40 anni e 10 mesi di contributi potranno uscire dal mondo del lavoro. Anche se ci sarà la riforma pensione anticipata (Quota 41).

Pertanto, la lettrice non dovrà lavorare altri 2 mesi nel 2025 ma potrà, al 1° gennaio 2025 andarsene in pensione, fermo restando la c.d. finestra, ossia il tempo che intercorrerà tra l’acquisizione del diritto alla pensione (1° gennaio 2025) e il momento in cui inizierà a decorrere il pagamento dell’assegno mensile.