La rottamazione quater delle cartelle esattoriali è la sanatoria che i contribuenti hanno potuto richiedere nel 2023. Ma quanti la stanno effettivamente sfruttando? Il dubbio sorge perché, con il passare dei mesi e l’arrivo delle scadenze delle rate, sempre più contribuenti sembrano aver deciso, o essere stati costretti, a interrompere i versamenti. In termini pratici, questo significa incorrere nella decadenza, a causa della rigidità della rottamazione quater.
In sostanza, i vantaggi della rottamazione vengono meno. Per questo motivo, in vista della prossima Legge di Bilancio, si sta già parlando di una nuova rottamazione delle cartelle, la cosiddetta “quinquies.
Rottamazione quater: ecco i problemi strutturali del provvedimento che ne causano il fallimento
La rottamazione delle cartelle esattoriali è una sanatoria che molti contribuenti hanno potuto sfruttare per ridurre l’esborso relativo ai debiti pendenti. E per pagare a rate quanto dovuto, al netto degli sconti previsti. Una cartella esattoriale non è altro che un debito verso un ente pubblico passato a ruolo. Ovvero nelle mani di un concessionario della riscossione per l’incasso forzato.
Dal momento in cui il contribuente avrebbe dovuto pagare la tassa evasa o la multa non saldata, il debito aumenta. Gli interessi e le sanzioni si accumulano ulteriormente quando il debito viene trasferito al concessionario. Sia esso l’attuale Agenzia delle Entrate Riscossione o il vecchio Equitalia. Così, un debito iniziale di poche centinaia di euro può facilmente superare il migliaio di euro. Anche a causa dell’aggiunta dell’aggio di riscossione, che va nelle tasche del concessionario.
Ecco i probabili motivi del flop della rottamazione delle cartelle esattoriali
La rottamazione delle cartelle ha operato su queste somme aggiuntive, permettendo al debitore di dover versare solo l’importo della tassa evasa. La rottamazione prevedeva l’abbuono di interessi, sanzioni e aggi di riscossione, e il saldo del debito residuo poteva essere suddiviso in rate.
Questo rappresentava un vantaggio, ma anche uno svantaggio. Se da un lato le rate erano comode, dall’altro, per debiti rilevanti, la rata trimestrale poteva risultare piuttosto elevata. Questo potrebbe essere stato uno dei motivi per cui la rottamazione delle cartelle non ha prodotto gli incassi che lo Stato sperava di recuperare, portando molti contribuenti a non poter più pagare.
C’è chi non ha pagato nemmeno la prima rata, chi ha smesso di pagare dalla seconda, altri ancora dalla terza o dalla quarta. In ogni caso, alla prima scadenza saltata, il contribuente decade dalla rottamazione.
Rottamazione cartelle esattoriali: perché si parla di fallimento e perché ne serve un’altra
Un altro grave problema della rottamazione quater è stata la troppa vicinanza tra le prime due rate, in scadenza il 31 ottobre e il 30 novembre. Anche questo ha spinto o costretto molti contribuenti a non riuscire a saldare quanto dovuto, finendo per decadere già lo scorso anno.
Il trend non è migliorato e, statisticamente, anche le rate di febbraio e maggio hanno causato la decadenza di molti contribuenti dalla rottamazione quater. Tuttavia, chi ha pagato alcune rate ma è ora decaduto può stare tranquillo: le rate pagate vengono considerate come acconti. Tuttavia, è altrettanto vero che interessi, sanzioni e aggio tornano a gravare sulle cartelle esattoriali, e le procedure di esecuzione forzata contro i contribuenti decaduti dalla rottamazione riprendono.
Questo significa che su questi debiti torna lo spettro dei pignoramenti di stipendio o pensione, dei conti correnti, delle ganasce fiscali e dei fermi amministrativi dei veicoli.
Ecco i futuri passaggi e cosa bolle in pentola
Molti contribuenti sono decaduti dalla rottamazione quater. Le agevolazioni introdotte sin dall’inizio di questo provvedimento sono servite a poco.
Alla luce di tutto ciò, c’è la sensazione che si possa arrivare a una quinta versione della rottamazione delle cartelle, riaprendo la possibilità di pagare le cartelle per coloro che sono decaduti dalla quarta versione della sanatoria e includendo nuovi debiti nella rottamazione, portando al 31 dicembre 2023 i ruoli rottamabili.
Se ci sarà una nuova rottamazione, sarà probabilmente necessario cambiare anche le modalità di rientro, alleggerendo l’importo delle rate, magari concedendo più rate o eliminando la regola che prevedeva il pagamento, nelle prime due rate, del 20% dell’intero debito rottamato.