Cosa può fare chi non ha soldi per pagare entro il 17 giugno 2024 l’IMU? Come canta Mahmood con il brano Soldi: “Ho capito in un secondo che tu da me volevi solo soldi, come se avessi avuto soldi, prima mi parlavi fino a tardi”.

I soldi sono necessari negli ambiti più disparati come, ad esempio, l’acquisto dei beni di prima necessità e per il pagamento delle tasse. Proprio quest’ultime sono fondamentali per permettere allo Stato di offrire beni e servizi alla collettività.

Nonostante l’indubbia utilità, non si può negare come le tasse siano tra le spese più odiate dagli italiani.

Questo perché impattano negativamente sulle tasche delle famiglie, andando a ridurre il loro potere di acquisto. A peggiorare la situazione il recente aumento dei prezzi, a cui purtroppo non corrisponde un altrettanto aumento delle retribuzioni. Una situazione che vede molte persone riscontrare serie difficoltà a sostenere le varie spese. Lo sanno bene, purtroppo, le tante famiglie che non hanno abbastanza soldi per pagare l’Imu entro i termini prestabiliti.

Scadenza IMU 17 giugno 2024: cosa fare se non hai i soldi per pagare

L’Imu, ovvero l’Imposta Municipale Propria, viene pagata da tutti i proprietari di immobili, fabbricati e terreni, ad eccezione della prima casa. L’acconto Imu 2024 deve essere pagato entro il 17 giugno 2024. È fissato al 17 dicembre 2024, invece, il termine ultimo per pagare il relativo saldo.

Stabilire a priori l’importo non è possibile, poiché differisce a seconda delle aliquote applicate dal Comune di competenza. Ma cosa succede se un contribuente non riesce a pagare tale imposta entro le date prima citate?

Ebbene, in quest’ultimo caso è possibile sanare la propria situazione grazie al ravvedimento operoso e pagando delle sanzioni. Quest’ultime, come riportato sul sito dell’Agenzia delle Entrate, sono pari al:

  • 30% dell’imposta, se il versamento è stato omesso oppure se è eseguito con un ritardo superiore a 90 giorni rispetto alla scadenza;
  • 15% dell’imposta, se il versamento è eseguito con un ritardo non superiore a 90 giorni;
  • 1% per ciascun giorno di ritardo, se il versamento è eseguito con un ritardo non superiore a 15 giorni.

Pertanto, se la regolarizzazione avviene, per esempio, entro 30 giorni dall’originaria data di scadenza del pagamento del tributo, la sanzione ridotta da versare in sede di ravvedimento sarà pari all’1,5% dell’imposta dovuta (1/10 del 15%). Se, invece, la regolarizzazione avviene dopo soli due giorni dalla scadenza, la sanzione da versare sarà pari allo 0,2% (1/10 del 2%)”.

Regolarizzazione spontanea grazie al ravvedimento operoso

In base ai giorni di ritardo rispetto alla data originaria di scadenza, il contribuente interessato può avvalersi delle seguenti tipologie di ravvedimento operoso, con sanzioni pari allo:

  • 0,1% in più per ogni giorno di ritardo in caso di pagamento effettuato entro quattordici giorni dalla scadenza prevista;
  • 1,5% in caso di pagamento effettuato tra il quindicesimo e il trentesimo giorno di ritardo;
  • 1,67% dell’importo dell’Imu dovuta se il pagamento viene eseguito tra il trentunesimo e il novantesimo giorno;
  • fino al 3,75% per un ritardo superiore ai 90 giorni e fino a massimo dodici mesi;
  • 4,29%, per pagamenti eseguiti dopo l’anno;
  • fino al 5% per versamenti effettuati dopo due anni.