Se qualcuno pensa che l’unica modalità per ottenere sconti sulle cartelle esattoriali sia attendere una nuova rottamazione, è fuoristrada. Infatti, esistono soluzioni previste dalla normativa vigente che non sono collegate a nuovi provvedimenti governativi. Oggi analizzeremo la situazione relativa a determinate cartelle esattoriali che un contribuente può finire con il pagare al netto di sanzioni e interessi, senza aderire a nessuna sanatoria. Un autentico sconto sul dovuto, perché una parte della cartella può essere sgravata.

“Gentili esperti della redazione di Fisco di Investire Oggi.

Ho letto che su determinate cartelle esattoriali si può ottenere lo sconto sulle sanzioni e sugli interessi anche se non sono rientrate nella rottamazione quater. Ne ho diverse che non ho potuto rottamare e che l’Agenzia delle Entrate Riscossione mi richiede interamente. Volevo capire se c’è la possibilità di sfruttare lo sgravio parziale di cui ho sentito parlare qualche mese fa, per pagare solo l’importo del tributo evaso, che nello specifico è l’Irpef. Se non sbaglio, c’è la possibilità in alcuni casi di pagare solo le imposte evase e non le sanzioni. Mi spiegate come posso fare per risolvere la situazione?”

Sgravio parziale delle cartelle esattoriali: ecco quando si può chiedere lo sconto

Ciò che scrive la lettrice è corretto e si riferisce a una recente ordinanza della Cassazione. Parliamo dell’ordinanza 4960 del 26 febbraio 2024, che apre a un precedente sfruttabile da molti contribuenti per lo sgravio parziale delle cartelle esattoriali relative a imposte statali come l’IVA o l’IRPEF. Le imposte statali seguono le regole della prescrizione decennale.

Solo nel caso in cui una cartella riferita a queste imposte non venga sollecitata o notificata ai contribuenti per 10 anni, queste cartelle possono andare in prescrizione. In questo caso, si parla di sgravio totale della cartella. Gli interessati possono chiedere all’Agenzia delle Entrate Riscossione la cancellazione totale del debito per sopraggiunta prescrizione.

La prescrizione varia in base alla tassa evasa

Per quanto riguarda le cartelle esattoriali relative ai tributi locali, come l’IMU, queste scadono in cinque anni, quindi hanno una prescrizione più breve rispetto ai tributi e alle imposte statali. Anche in questo caso, se decorrono 5 anni dall’ultima notifica ricevuta senza ulteriori solleciti, il contribuente può chiedere lo sgravio di queste cartelle all’Agenzia delle Entrate Riscossione. Per il bollo auto, la prescrizione è di tre anni. Queste differenze spiegano meglio ciò che la nostra lettrice chiede e ciò che l’ordinanza della Cassazione permette di fare.

In parole povere, per i tributi statali, la Suprema Corte di Cassazione ha dato ragione a un contribuente che ha presentato ricorso sostenendo che, se è vero che l’imposta scade in dieci anni, le sanzioni e gli interessi caricati nella cartella cadono in prescrizione in cinque anni.

Cosa ha prodotto l’ordinanza della Cassazione

Il ricorrente aveva notato che per cinque anni non aveva ricevuto alcun sollecito di pagamento sulla cartella relativa all’imposta statale evasa. Quando è arrivata la nuova notifica, ha chiesto di poter versare solo l’importo del tributo evaso. Secondo il principio utilizzato dalla Cassazione, solo l’imposta statale non pagata va in prescrizione dopo dieci anni, mentre sanzioni e interessi vanno in prescrizione in cinque anni. Comunicato l’intento di ottenere lo sgravio parziale, il contribuente può quindi chiedere al concessionario lo sgravio della parte della cartella relativa a sanzioni e interessi.

Attenzione alle date: lo sgravio è possibile, ma non sempre sfruttabile

La nostra lettrice potrebbe utilizzare questa soluzione solo se su quelle cartelle non ha ricevuto notizie per 5 anni. Tuttavia, essendo cartelle non rottamate, presupponiamo che siano più recenti e che i 5 anni non siano ancora trascorsi. A meno che non sia stata una sua scelta quella di non chiedere la definizione agevolata prevista dalla rottamazione quater del 2023.