Anche se dopo le novità del Governo le misure di pensionamento sono davvero tante nel sistema previdenziale italiano, non tutte le combinazioni di età e contributi danno diritto alla pensione. Infatti stando alle novità appena introdotte ci saranno lavoratori che potranno andare in pensione con 62 anni di età e altre con 63 anni. Ciò che ambia però è il requisito contributivo. Infatti ci sono lavoratori che potranno andare in pensione con 36 anni di contributi a 63 anni. Altri lavoratori potranno andare in pensione con 62 anni di età, ma con una carriera contributiva più lunga.

A queste novità si aggiungono anche le misure classiche come la pensione di vecchiaia con 67 anni di età e 20 anni di contributi versati. Oppure la pensione anticipata senza limiti anagrafici. È talmente variegato il ventaglio di opportunità che ci sono molti lavoratori che fraintendono ciò che il sistema offre.

“Nel 2024 completo 36 anni di contributi versati e allo stesso tempo compio 62 anni di età. In base a ciò che il Governo ha fatto con la legge di bilancio, potrò andare in pensione? Ve lo chiedo perché ho capito poco di ciò che è stato introdotto. Grazie.”

Si può andare in pensione nel 2024 con 62 anni di età e 36 anni di contributi?

Il nostro lettore probabilmente ha frainteso ciò che si può fare nel 2024 per andare in pensione. Infatti stando a ciò che lui dice, non crediamo si troverà, l’anno prossimo, nelle condizioni per poter andare in pensione. Lui matura l’età per la quota 103, ma non matura i contributi necessari per la misura. Per contro, matura i contributi utili all’Ape sociale, ma non matura la giusta età.

Infatti per la quota 103 servono oltre ai 62 anni di età almeno 41 anni di contributi versati. Invece per l’Ape sociale servono 63 anni di età e 36 anni di contributi. Però è anche vero che per quest’ultima misura è necessario pure che il contribuente rientri in una delle 4 categorie previste per la misura.

La quiescienza a 63 anni nel 2024, ecco le categorie dei beneficiari

Per uscire dal lavoro a 63 anni nel 2024, servirà come sempre ha funzionato per l’Ape sociale, rientrare in una delle 4 categorie previste che sono:

  • Invalidi;
  • Lavori gravosi;
  • disoccupati;
  • caregivers.

Per gli invalidi bisogna passare una visita presso la commissione medica invalidi civili delle ASL ed essere riconosciuti disabili da detta commissione in misura non inferiore al 74%. Invece, per il lavoro gravoso, nel 2024 le categorie torneranno a essere quelle originali e cioè le 15 attività lavorative che per esempio, danno diritto anche alla Quota 41 per i precoci. Si tratta di:

  • Camionisti e conducenti di mezzi pesanti in genere;
  • Facchini e addetti allo spostamento di merci;
  • Gruisti e addetti alla conduzione di macchine per la perforazione;
  • Educatori e maestri di asilo nido o scuola dell’infanzia;
  • Lavoratori edili;
  • Addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
  • Macchinisti dei treni o personale di ferrovia viaggiante;
  • Ostetriche delle sale parto o infermieri delle sale operatorie con lavoro organizzato per turni;
  • Addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
  • Personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
  • Conciatori di pelli e pellicce;
  • Lavoratori del settore della pesca;
  • Lavoratori del settore siderurgico;
  • Marittimi;
  • Pescatori.

I requisiti aggiuntivi per uscire dal lavoro nel 2024 a 63 anni vanno comunque rispettati

Il lavoro in una qualsiasi di queste attività da diritto alla pensione già a 63 anni di età, e con 36 anni di contributi. Ma servirà che tale attività sia stata quella svolta dai diretti interessati per minimo 7 anni negli ultimi 10 o per minimo 6 anni negli ultimi 7. Per i caregiver invece serve che il parente da assistere sia:

  • Parente stretto;
  • Assistito dal diretto interessato da almeno 6 mesi prima della domanda;
  • Convivente con il diretto interessato sempre da almeno 6 mesi.

Per quanto concerne il disoccupato invece è necessario che l’interessato all’Ape sociale a 63 anni sia stato licenziato per motivi indipendenti dalla sua volontà.

Questo perché serve che il richiedente abbia terminato di percepire tutta la Naspi che gli spettava. E come tutti sanno, la Naspi si prende solo a condizione che la perdita del lavoro sia involontaria. Quindi, le dimissioni non valgono, salvo che non siano dimissioni per giusta causa. In questo caso infatti si può prendere la Naspi e completare il requisito della fruizione intera dell’indennità di disoccupazione dell’INPS.

La speranza è che la pensione a 63 anni diventi strutturale o che venga prolungata oltre il 2024

Al nostro lettore quindi possiamo già dire che il 2024, probabilmente, non sarà l’anno giusto per la sua pensione. La sua speranza deve essere che il governo decida, nel corso del 2024, di prolungare ulteriormente l’Ape sociale. Perché stando a quello che lui sostiene, potrebbe rientrare nella pensione nel 2025, quando compirà 63 anni di età. Sempre che rientri in una delle categorie prima citate e che soddisfi anche i requisiti aggiuntivi previsti.

In alternativa, dovrebbe verificare se ha le caratteristiche idonee ad altre misure comunque vigenti. Parliamo per esempio dello scivolo usuranti, che consente di andare in pensione con 61 anni e 7 mesi di età, 35 anni di contributi e con quota 97,6 completata. La misura riguarda gli addetti alla linea a catena, gli autisti dei mezzi di trasporto pubblico, i lavori usuranti previsti dal decreto del 19 maggio 1999 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n° 208 del 4 settembre 1998 che titola proprio “Criteri per l’individuazione delle mansioni usuranti”.

L’invalidità oltre il 74% può servire

Un’altra strada è quella dell’invalidità. Infatti se il nostro lettore è invalido con una percentuale più alta del 74% prevista dall’Ape sociale, potrebbe sfruttare una via di uscita vantaggiosa. Infatti la pensione con invalidità pensionabile si centra già con 61 anni di età (per le donne 56 anni) e con solo 20 anni di contributi. Ma serve almeno l’80% di invalidità e questa deve essere certificata dalla commissione medica dell’INPS.

Perché parliamo di invalidità pensionabile e specifica per il lavoro svolto dal diretto interessato.